2004 novembre 29 Inter-Juve doping
2004 novembre 29 – Inter-Juve doping
Classifica alla mano, Milan e Udinese sentitamente ringraziano. Lo psichedelico 2-2 di San Siro sta
bene a loro, basta alla Juve e fa dei pareggi dell’Inter una disperante leggenda. E’ stata partitissima
solo per una quarantina di minuti, prima esibendo lo squadrone Juve (0-2) poi l’Inter
dell’impossibile con Vieri e Adriano. Tutto qui.
Ma c’è stata un’altra partitissima, a dire il vero un po’ oscurata, non dico a porte chiuse ma quasi,
messa in luce senza abbagliare gli sguardi non fosse per le “piccole” benemerite televisioni private
sempre rapidissime nell’occupare spazi non abbastanza approfonditi o stranamente trascurati dai
due “grandi”poli della Rai/Mediaset. Intendo la partitissima tra Juve e doping che, evitando tanto il
cipiglio moralistico quanto il paravento del tifo, diventa soprattutto un match a eliminazione diretta
tra doping e calcio italiano.
Un caso penale specifico ma ad alto potenziale simbolico per gli atleti e, ancora di più, per medici,
preparatori, allenatori, direttori sportivi, manager e dirigenti, per non parlare di certa oscura fauna
lasciata a volte circolare nei club e nei loro immediati dintorni. Ovviamente, chi gioca può
rimetterci la salute, una sana vecchiaia e perfino ingrossare l’elenco delle “morti misteriose”,
mentre chi gestisce sport, spettacolo e business raschierà il barile dell’ultima reputazione.
Siamo sinceri. Abbiamo sempre maltrattato il ciclismo come meritava per la devozione alla chimica
divinità Epo, la Dea Eritropoietina, nome faticoso di pronuncia ma non di sostanza: aumenta a tal
punto la quantità di globuli rossi che, nel gergo dei suoi ottusi fedeli, il sangue diventa una
“marmellata”.
L’”Espresso” di questa settimana raccoglie le confessioni del titolare di una squadra ciclistica
juniores di un paesino del Nordest, il quale conferma che gli spacciatori di doping incalzano i
ragazzi di 16 anni, anche bimbi di dieci. Un anti-asmatico, che apre i polmoni sotto sforzo, pare sia
molto ricercato da un ambiente che se la gode sottobanco con gli steroidi, i quali gonfiano i
muscoli ma, piccolo dettaglio, possono rendere sterili, impotenti, con gli organi genitali presto in
malora.
Voglio dire che il ciclismo si è meritato tutto, dai bambini già rovinati al tragico Pantani della
cocaina finale. Ma adesso la condanna a quasi due anni del medico della Juve mette nero su bianco
che nemmeno il calcio può pavoneggiarsi nella sua presunta innocenza.
Mentre Federcalcio & Legacalcio sono sull’argomento in perenne prescrizione, un tribunale della
Repubblica ha detto che tra le premurose cure mediche praticate alla Juve sono risultati Epo e
qualcosa come 281 farmaci. Le farmacie del calcio italiano, come denuncia da anni un allenatore
boemo di nascita e italiano di panchina, cioè Zeman.
Non è la sentenza finale e l’amministratore delegato Girando è stato assolto, ma stiamo parlando del
medico della Juve, la fidanzata d’Italia, la Vecchia Signora, il club più tifato del campionato. Un
club dominante che, nel solo periodo 1994-1998 incriminato dalla procura di Torino, ha vinto tre
scudetti e una Champions League europea.
Ed è proprio in Europa che questa condanna ha suscitato lo scandalo maggiore. La gloria può pesare
più di una sconfitta, ed è questa la vera partitissima da vincere contro il doping. Dovunque, per
chiunque, senza pareggi.