2004 ottobre 18 Rossi
2004 ottobre 18 – Rossi
All’Aja, in Olanda, un arbitro internazionale ha sospeso una partita di serie A mandando in anticipo
tutti a casa per porre fine ai vomitevoli cori razzisti “Hamas, Hamas, tutti gli ebrei al gas”. Tutt’altra
cosa beninteso, la curva del Livorno si dichiara all’unisono di estrema sinistra, pallone da ottobre
rosso e Che Guevara negli striscioni, con un esibizionismo tanto patetico da far urlare per reazione
“Duce! Duce!” all’indirizzo della Roma. Gli ultràs di tanti stadi si distinguono per militanza di
destra o di sinistra più che secondo le tradizionali bandiere del tifo.
Torna in mente quel tale di un bel romanzo danubiano che non considera azzurro il mare ma grigio
e deprimente; a pretendere che sia azzurro sarebbero soltanto i poeti che non l’hanno mai visto.
Forse, è così anche per noi.
Restiamo poeti a scoppio più che ritardato. Immaginiamo ancora un calcio verde come i prati rasati
e abitato dall’inimitabile Adriano, dai Pirlo, Nedved, Totti, Montella, dal pedagogico Chievo e –
udite udite – perfino dal redivivo Vieri detto Bobo gol, mentre gli spalti reali ( allo stadio) e virtuali
(in tv) si oscurano invece di cafoneria e di intolleranza allo stato brado.
Per fortuna, alle sette del mattino e con l’orizzonte dei nostri monti freschi di neve, ieri la domenica
si è presentata mostrando dall’ altro capo del mondo questa scritta:”Che spettacolo!” La si poteva
leggere, in diretta dall’Australia, sulla maglietta e sul casco di Valentino Rossi, marchigiano, classe
1979, appena diventato campione del mondo per la sesta volta, il solo ad aver vinto nelle 125, 250,
500 e MotoGp con moto italiane e giapponesi, Aprilia, Honda e Yamaha.
Due mesi fa, nel cedere malinconicamente alla Piaggio la sua Aprilia in crisi finanziaria, il
costruttore Ivano Beggio ha detto all’acquirente Colaninno: “Qui troverà un gioiello.” Si riferiva
probabilmente sia al prodotto industriale sia alle innumerevoli vittorie e ai tanti giovanissimi piloti
vincenti lanciati dall’azienda di Scorzè. A cominciare proprio da Valentino Rossi, diciassettenne
all’esordio con Aprilia.
Chi ne subisce la crescente supremazia, come Gibernau e Biaggi, continuano sotto sotto a credere
che lui vinca perché disporrebbe sempre della moto migliore. La fatica di sentirsi sconfitti fa loro
dimenticare un piccolo insignificante dettaglio, ossia che Valentino rende migliore la moto.
Il Rossi visto ieri in azione non è solo un grande pilota, è la differenza. Al primo giro ha saputo
uscire indenne da un’escursione a tutto gas sulla ghiaia; all’ultimo giro ha inventato il sorpasso
decisivo inclinandosi non so come e infilandosi non so dove. Riccioli al vento e cerottino sul naso,
mai un cedimento di tensione dal via al traguardo.
Anche per questo guadagna tra ingaggi, sponsor e commercializzazioni varie, 23 milioni di euro
all’anno. E siccome resta pur sempre il ragazzo di Tavullia, provincia di Pesaro, un dieci per cento
va al papà ex pilota e un altro dieci per cento alla mamma tutta casa e circuito.
“Che spettacolo!” è l’ultimo motto del campione, che più sincero non si potrebbe. Tempo fa gli
hanno domandato se si sentisse il più forte: “In cuor mio – rispose all’inviato di Repubblica – l’ho
sempre pensato. Per fortuna in questo sport il pilota conta più della moto”.
Bravo.Trattasi appunto di Valentino Rossi, di mestiere fuoriclasse.