1990 aprile 5 Piuttosto che firmare non faccio il re

1990 aprile 05 – Coscienza e corona
Piuttosto che firmare non faccio il re
Senza precedenti. Baldovino del Belgio si fa «sospendere» per quarantotto ore, così non ratifica
la legge sull’aborto
Secondo i rivoluzionari francesi un re non può mai essere innocente, ma Baldovino del Belgio ha
rinunciato ad essere re piuttosto che sentirsi colpevole. Cattolico praticante, Baldovino ha sottomesso il
re all’uomo, ha stabilito che nemmeno il sigillo regale può bollare la coscienza personale.
Conta poco che i meccanismi della costituzione permettano a Baldovino di mettersi da parte per sole 48
ore. Conta molto di più, nella stagione del più spericolato cinismo, che fallisca un compromesso e che
l’uomo di potere, quale pur sempre rimane anche un monarca costituzionale, rivendichi l’«impossibilità
morale» di esercitarlo.
Questi re sembrano a volte esistere soltanto sui rotocalchi, per quel loro rassicurante sogno in tempi
ostili alla favola. Di colpo, rifiutando di firmare la legge del Parlamento che depenalizza l’aborto, Re
Baldovino ha squarciato la carta patinata e lo stereotipo di corte nel nome di ciò in cui più intimamente
crede.
Se – come qualcuno scrisse – la coscienza segnala la presenza di Dio nell’uomo, il re del Belgio non ha
avuto il minimo dubbio: poteva umiliarsi come re e togliere per due giorni il disturbo; ma non poteva
liberarsi dello sguardo di Dio. Un travaglio che merita il più profondo rispetto, un pezzo di antica
nobiltà d’animo. Il primo re che incorona la coscienza.

aprile 1990