1990 maggio 1 La nuova unità d’Italia
1990 maggio 1 – La nuova unità d’Italia
«Perché Patrizia sia l’ultima», dicevano i cartelli della protesta popolare. La
risposta dell’industria dei sequestri è stata immediata: in piena Locride hanno
rapito il titolare di un laboratorio di protesi dentarie. Salgono così a sei i
prigionieri in mano all’anonima.
Dobbiamo aggiornare le ultime cifre. Dal 1970 ad oggi l’Italia ha registrato 592
sequestri di persona, 131 dei quali nella sola Calabria: 66 persone sono
scomparse nel nulla nonostante il pagamento del riscatto per 62 d’esse. Un
storia agghiacciante, che ha squarciato nuove tecniche attraverso il rapimento
della piccola Tacchella.
Non esiste soltanto il filone storico della ‘ndrangheta; ora abbiamo a che fare
anche con fenomeni di crimine post-moderno: imprenditori e piccoli operatori
che si autofinanziano attraverso i sequestri. Da un lato il crimine come
tradizione di cosca; dall’altro, come profitto che si ricicla impercettibilmente nel
ventre molle della società senza scrupoli.
C’era da restare atterriti da questa scoperta, capace da sola di complicare ancor
più la prevenzione e la repressione. Invece, con una reazione tipicamente
all’italiana, abbiamo assistito a una festa di bassa liga fra nord e sud, quasi per
dire che – se tutti siamo colpevoli – tanto vale rassegnarci al prevalere di ogni
mafia, ovunque. La vera unità d’Italia la sta realizzando il crimine organizzato.
Di fronte a un’emergenza nazionale, non siamo capaci di solidarietà. Il che
aggrava ulteriormente la resa dello Stato a quello che viene definito il «non-
Stato», la legge della giungla. Ha dichiarato ieri il prefetto di Reggio Calabria:
«Se non ci sarà una collaborazione vera da parte delle collettività locali e della
gente, sarà molto difficile venire a capo della situazione».
Nemmeno i più alti funzionari dello Stato hanno più fiducia; si devono
arrendere all’evidenza. Perciò è utile che domattina a Verona le telecamere di
Rai 3 e di Mixer si aprano sul processo per direttissima contro gli insospettabili
sequestratori di Patrizia. Forse ci sarà subito un rinvio, ma quelle immagini
rappresentano un interesse pubblico, l’ultima arma di pressione per aggredire
l’inquinamento del potere e l’indifferenza.
I sequestri sono la punta di un iceberg che criminalizza la nostra società e ne
falsifica l’anima. O la gente non darà più pace ai politici o porteremo in dote
all’Europa una definitiva MalaItalia.