1990 marzo 16 Persi dieci anni
1990 marzo 16 – Persi dieci anni
Su un’opera ciclopica, complessa, senza precedenti al mondo, si era raggiunto un
faticoso consenso di massima: del Comitato interministeriale per la salvaguardia di
Venezia, del Magistrato alla acque, della Regione Veneto, dei comuni di Venezia e
di Chioggia. Un consenso basato su un progetto «completo» (definizione di un
ministro), su studi «accurati»
(definizione di un altro ministro), sulla
programmazione di un Consorzio d’imprese pubbliche e private guidato da un
manager più attento alla responsabilità istituzionale che alla mischia politica.
Non è servito a nulla. La lobby dei professori del Consiglio superiore dei Lavori
pubblici ha detto che si può aspettare, che il progetto deve restare in parcheggio,
che i preparativi sono di fatto vanificati. Dieci anni buttati via, dieci anni di
dibattito, di verifica, di lavoro, di scelte.
Anche se non siamo né professori né tecnici e non apparteniamo ad alcuna lobby, ci
permettiamo di porre tre interrogativi. Il Consiglio osserva che il progetto
rappresenta un grande onere finanziario: ma esiste un costo troppo alto per salvare
Venezia? Osserva che il progetto non chiarisce quale sarà la portualità dell’Alto
Adriatico: ma non è questo un problema che riguarda più il Governo che il
Consorzio Venezia Nuova? Osserva che il Mose, cioè le paratoie mobili, non è
abbastanza affidabile: ma dagli anni sessanta, con Venezia quasi uccisa dal mare,
chi ha mai elaborato un progetto altrettanto sostenuto da informazioni, dati,
sperimentazioni, contributi e studi a livello internazionale?
Dieci anni sprecati. Venti anni di ritardo concettuale dal momento che riemergono
la filosofia delle opere fisse alle bocche di porto e un patrocinare scadenze e
speranze mitiche nell’opera di rialzo dei nuclei abitativi che formano Venezia.
Non esiste luogo al mondo più esposto e fragile di Venezia, sulla quale veglia
intatto l’incubo delle maree eccezionali, forse ultimative. Fermarsi ancora,
ricominciare tutto daccapo, scommettere a tempo indeterminato sulla clemenza
della natura, a noi mette angoscia, ci lascia smarriti.
Confessiamo di non capire, e chiediamo che il Governo, il Comitatone, il Comune,
il Consorzio reagiscano fino in fondo a un voto influente ma non tassativo. A
Venezia si deve almeno una spiegazione ragionevole?