1990 marzo 23 Il giudice non deve avere vincoli
1990 marzo 23 – Il giudice non deve avere vincoli
Massoneria il CSM risponde a Cossiga: nessun veto, nessuna discriminazione, ma…
Il giudice non deve avere vincoli
L’art. 18 della nostra Costituzione dice: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza
autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale». E l’art. 91: «Il Presidente
della Repubblica presta giuramento di fedeltà alla Costituzione». Dal punto di vista costituzionale,
l’intervento di Cossiga sul Consiglio superiore della magistratura non fa una grinza: le libertà di
pensiero, di coscienza, di associazione valgono per tutti, magistrati compresi. Attingendo al filone della
cultura cattolico-liberale, Cossiga garantisce le garanzie.
La loggia segreta P2 è vietata per legge, la massoneria no: ciò vale anche per i magistrati. E voi del
Csm – ha ammonito Cossiga – non avete il potere di discriminare le carriere dei magistrati a seconda
della loro appartenenza o no ad associazioni più che lecite. Anche se non lo ha detto, Cossiga lascia
intendere che l’autonomia e l’indipendenza del Csm risultano già troppo minate dal gioco al massacro
del riferimento politico da poter arrischiare, con il pretesto della massoneria, un nuovo diritto di veto.
Ciò detto, la prospettiva muta radicalmente se dal Csm ci trasferiamo al Parlamento e se, in questa
legittima sede, si vuole o si vorrà affrontare il problema posto sul tappeto da Cossiga. Un problema di
acuta opportunità istituzionale: a nostro avviso, i magistrati non debbono in alcun caso appartenere alla
massoneria, perché il potere giudiziario fonda lo Stato, perché i giudici sono al «servizio esclusivo
della Nazione», perché la funzione dello «ius dicere» (dire il diritto) sta in democrazia al cuore della
credibilità pubblica. Questo valore è troppo importante per consentire ambiguità d’appartenenza
attraverso logge anche trasparenti. E del resto lo spirito della Costituzione lo suggerisce quando, al mai
utilizzato art. 98, recita che «si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti
politici per i magistrati».
Mai come oggi l’Italia ha bisogno di liberare i giudici dai partiti, dalla politica, dalle logge, dai clan.
Con la legge, non con l’arbitrio.
marzo 1990
Caso CSM/Massoneria. I giudici hanno risposto a Cossiga: nessuno vuole porre veti o sostituirsi
al Parlamento, ma soltanto riaffermare che il magistrato deve mantenersi indipendente da
associazioni che comportino vincoli di gerarchia. Il parere di due giudici veneziani (Fortuna e
Salvarani). E una nostra intervista al nuovo Gran maestro, Giuliano Di Bernardo, professore
all’università di Trento.
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