1990 novembre 18 Giudici e giornali
1990 novembre 18 – Giudici e giornali
Per andare sul concreto, formuliamo una domanda astratta: senza magistrati
scomodi e giornali esigenti, chi in questo Paese avrebbe oggi la forza di controllare
la gestione del potere? Nessuno.
Un’opposizione non è mai esistita, perché il Pci era tanto forte quanto inaffidabile,
tentando nella migliore delle ipotesi l’impossibile fusione tra comunismo e
democrazia, tra mercato e dirigismo. Gli ex comunisti di Occhetto hanno ora molte
carte in regola ma guidano un partito stremato, giunto incredibilmente ultimo in
Europa nel reinventare un ruolo a sinistra.
Senza opposizione in gioco effettivo, mancano il ricambio e persino il pungolo
dell’alternativa. Le classi dirigenti restano padrone del campo a
tempo
indeterminato; governano la stabilità, all’interno della quale il potere può al
massimo essere riequilibrato, mai rifondato.
La Costituzione non ha inventato la partitocrazia, né s’intravvede un sistema che si
faccia preferire a quello che basa il consenso politico sui partiti. Ciò che sta
inquinando le Istituzioni in Italia è ben altro: in particolare, la certezza
dell’occupazione del potere; la convinzione che la sola protesta non riuscirà a
intaccare la gestione.
I comunisti prima hanno insidiato poi bloccato il sistema; i partiti di governo sono
vissuti di rendita sul congelamento degli schieramenti. Gli elettori prima hanno
difeso con il voto la democrazia occidentale: poi hanno scoperto che la democrazia
non si autorigenerava. Ma per prudenza più che per vocazione siamo tutti diventati
conservatori, da destra a sinistra.
In questa fase di stallo, mentre l’intero sistema deve instaurare un nuovo
linguaggio con gli elettori, il lavoro di magistrati poco riverenti e di giornali molto
curiosi diventa un bene collettivo. Anche ipotetici eccessi e potenziali settarismi
sono doni della provvidenza se confrontati ai guasti inferti alla credibilità dei
Governi e dello stesso Parlamento dall’uso malato dello Stato di diritto.
Non immaginiamo altro decoro, altra dignità, altre prerogative del Potere se non
quelli che derivano dal favorire in ogni circostanza il controllo della legge e della
pubblica opinione. Se il caso-Gladio autorizza una prima parziale lezione, questa
consiste nel riconoscere che senza giudici e giornali ogni riforma della politica
sarebbe già nata morta.