Bruno Pizzul – Giorgio Lago
Rileggere Giorgio Lago è ritrovarne, immutata nel tempo e semmai acuita, la straordinaria attualità di pensiero , focalizzata su quelli che egli percepiva come suoi doveri di giornalista e comunicatore, diventato vera e propria coscienza critica dell ‘ amato nordest , fautore instancabile di un federalismo sognato e proposto come espressione della base , i sindaci unità di misura strutturale e funzionale . Di questo suo singolare ruolo molto è stato detto e scritto , ma è singolare ritrovare nei suoi scritti una freschezza espositiva davvero particolare , segnoa evidente di grande padronanza del linguaggio , ma anche e soprattutto del suo innamoramento, se può venir definito così, per le sue terre e le sue genti . Che il nordest potesse davvero diventare modello di riferimento per l ‘ intero sistema Italia era suo costante pensiero e convincimento e molto si è adoperato al proposito. Mi pare comunque doveroso sottolineare la sua capacità di riconoscere tratti unificanti a livello di riferimento culturale, etico, sociologico di un territorio pur estremamente variegato nelle sue espressioni di oggi. Il suo ” nordest “ ricomprendeva assieme al Veneto vero e proprio anche le aree del Trentino e del Friuli , in qualche modo assimilabili per abitudini , coscienza popolare , educazione in un ideale unicum , più o meno le Tre Venezie di un tempo . Giorgio era il primo a individuare e conoscere le grandi diversità esistenti sul territorio , lo stesso Veneto classico caratterizzato da evidenti frantumazioni campanilistiche , il Trentino arroccato in aristocratici impulsi nostalgici imperiali, il Friuli che Giorgio definiva la sua personale Spoon River e che volentieri frequentava scoprendovi confortanti segnali di cultura contadina emancipata da vecchi retaggi di sudditanza e faticosa coesistenza con Trieste cosmopolita e di mentalità e abitudini cittadine . Di Lago naturalmente mantiene rilievo prevalente la figura di grande giornalista impegnato nei temi della politica della autonomia scandita sul federalismo, quel suo essere facchino del nordest come amava definirsi , ma è stato anche un grande appassionato di sport e ha maturato, giovanissimo, le sue rime esperienze professionali proprio nel giornalismo sportivo , a Milano prima a Supersport con Gianni Reif e quindi a Tuttosport , dove rimase fino al ’68 e da allora al Gazzettino e poi ai quotidiani locali del Gruppo L ‘ Espresso . Nel periodo milanese fu grande amico e sodale di Gianni Brera e portò sempre avanti la personale attenzione per gli atleti veneti, li identificava come quelli della Razza Piave, anche se Nereo Rocco, che lo apprezzava tantissimo, svicolava con un significativo “Mi son de Francesco Giuseppe, altro che piavotto“ . Il tutto naturalmente con spirito particolare, Giorgio prediligeva il clima scanzonato e goliardico , le merende e le chiacchiere uno dei miei grandi rammarichi personali è di essere approdato a Milano per lavorare alla RAI proprio poco tempo dopo che lui se ne era tornato in Veneto . Ho tuttavia avuto il piacere di incontrarlo e frequentarlo in occasione dei grandi appuntamenti sportivi, mondiali di calcio e Olimpiadi. Ed era sempre un privilegio stare con lui, per la innata simpatia e per il modo in cui metteva a proprio agio gli interlocutori , anche quando magari capitava di non essere d ’ accordo su qualcosa . Inutile dire che seguiva con attenzione e simpatia non solo gli atleti ma anche le società sportive trivenete , fiero della loro storia e delle loro vittorie .La sua popolarità era davvero notevole e gli volevano bene tutti, riconoscendolo come degno cantore delle cose nostre, capace di superare gli eterni sospetti di partigianeria per qualche squadra, cosa in qualche modo sorprendente visto che le tifoserie delle varie città venete non è che siano legate da troppi vincoli di reciproca simpatia. Fu, tra le mille altre presenze, sacerdote officiante nella celebrazione dei cento anni di vita dell ‘ Udinese e io gli feci da chierichetto, ben lieto di poter passare un po’ di tempo con lui. Non è la prima pubblicazione postuma degli scritti di Giorgio Lago, ma penso che il figlio Francesco ci abbia fatto davvero un bel regalo, consentendoci di apprezzare anche in questa sistemazione antologica lo spirito, la cultura e le convinzioni del suo grande papà. Lo sentiamo così ancora vicino a noi.
di Bruno Pizzul