Gianni Moro – Il mio Giorgio Lago
Gianni Moro, detto Gianni Ras
Il principe dei giornalisti italiani, e non sto qui ad esaltare le doti di questo insigne scrittore, recentemente scomparso con immenso dolore di tutto il popolo Veneto e oltre, soprattutto di Castelfranco Veneto (comanda), città che ha perso il suo più caro diletto figlio, non ne sarei capace dopo tutto quello che hanno scritto i suoi colleghi della carta stampata.
Fu un mio caro e grande amico e parecchie sere, o meglio notti, io ed Egidio Fior lo aspettavamo, nel ristorante di quest’ultimo; puntuale all’una compariva per consumare una leggera cena raccontandoci tutti gli avvenimenti sportivi giornalieri, lui direttore del Gazzettino. La prima notte da direttore mi donò la prima copia del giornale con sua dedica sul frontespizio. Un giorno ero assieme a Rodolfo Pellizzari quando, incontrandoci ci dice: “Volete venire con me in Inghilterra a vedere l’incontro di semifinale tra il Berby Contry e la Juventus per la Coppa dei Campioni, andremo con l’aereo speciale che porta la squadra ed i giornalisti?”.
Accettammo entusiasti. Dopo quattro giorni con la macchina di Rodolfo Gianni, Rodolfo e Giorgio partono alle 10 alla volta della stazione ferroviaria di Vicenza per prendere alle 11,40 il treno per Milano – Torino delle 11.40. Nella località di Campagna Alta, dal cruscotto della macchina spunta una luce rossa, cosa sarà? Confabuliamo un poco e poi Giorgio ordina: “Ritorniamo a Castelfranco e prendiamo la mia macchina”. Cosa da poco ma sono le 10.20, ce la facciamo a prendere quel treno per la coincidenza con l’aereo che parte per Londra? In breve: ritorno a Castelfranco Veneto, cambio di vettura e corsa da pazzi per le vie di Vicenza, tutti i semafori, per noi liberi con il rosso, sorpassi da brividi, arrivo alla stazione, parcheggio della macchina nel primo posto libero attorno ad una piazzola verde, non delimitato da strisce bianche o zona parcheggio,
via di corsa verso il sottopassaggio nel mentre… arriva il treno da Padova.
Non dimenticherò mai i rischi, accompagnati dall’ansia, la trepidazione e la paura, avuta in quegli 80 minuti da Castelfranco a Vicenza. All’aeroporto di Torino via per Nottingham con il volo speciale; all’interno dell’aereo troviamo la squadra della Juventus al gran completo, l’allenatore Vicpalek, il medico, dirigenti, massaggiatori, inservienti, 20 giornalisti ed il duo Pellizzari Moro. All’uscita dall’aeroporto un signore in lussuosa livrea chiedeva a tutti: Albani… Albani… Albani… mentre un poliziotto controllava, su un grosso libro, il nome scritto sul passaporto. Alla volta di Rodolfo alla domanda del signore, Rodolfo risponde: “No… no… siamo italiani, non albanesi”. I giocatori vengono inviati in una cittadina a 20 chilometri da Nottingham per non esser disturbati, noi in un lussuoso Hotel e quando Rodolfo entrò nel parco, alzando il capo lesse “Hotel Albany” e… capì subito la papera che aveva fatto all’aeroporto.
Il mattino seguente partenza con pullman alle 8,30 assieme ai giornalisti per vedere la seduta d’allenamento della squadra. Vedo l’autista che alle 8,32 dà segni d’insofferenza vedendo nel pullman soltanto due giornalisti ed il duo Gianni – Rodolfo. Alle 8,35 chiude le porte e mormorando parole che non conosco parte indispettito. Entriamo nel campo di allenamento assieme ai giocatori, faccio varie fotografie, parlo con Zoff, Bettega ed altri e alla fine ci permettono di entrare negli spogliatoi a prendere il the e pasticcini assieme ai giocatori. All’uscita dagli spogliatoi Altafini mi domanda se sono un giornalista, desideroso che il giornale riporti una sua intervista e questa faccia buona pubblicità alla sua effige.
“Sono un accompagnatore di Lago, se vuoi posso portare a Giorgio un tuo commento sulla partita”. Gradisce e tra l’altro sento che un pareggio sarebbe un buon risultato, la squadra si qualificherebbe per la finale. Riferisco il tutto a Giorgio intento a intervistare Bettega, Cuccureddu ed altri. A mezzogiorno, all’arrivo in albergo, i giornalisti che avevano perso l’autobus mi chiedono tutti i fatti successi in campo, cosa hanno detto i giocatori, quanti i minuti di allenamento, chi ha provato tiri da rigore e cosi via… risposi esaurientemente a tutti e con gioia, il mattino seguente, nel leggere i quotidiani italiani in Nottingham vidi le mie notizie trasmesse dagli assenti all’allenamento. Il giorno dopo partita entusiasmante della Juventus contro il Derby Contry e gioia per tutti terminata con un zero a zero che qualificava la squadra italiana alla finale, persa però in seguito.
di Gianni Moro