1976 Dicembre 18 2-0 per l’Italia a Santiago

1976 Dicembre 18 – 2-0 per l’Italia a Santiago

Il sole appare e scompare , la temperatura è sui 23 gradi. All’ultimo momento Fillol ha accorciato i
biondi riccioli. Soltanto adesso, mentre va a rispondere alla prima battuta del cileno, capisco a chi
assomiglia Barazzutti: il suo tagliente e nasale profilo è quello delle misteriose ed enormi statue
dell’isola di Pasqua.

Non si sa chi dei due cominci più nevroticamente. Fillol sa che se perde lui, per il Cile non ci sarà
probabilmente più nulla da fare e questa è una grande responsabilità. Ma anche Barazzutti non
scherza. “E’ teso come un filo di ferro”, sussurra Bellardinelli che sputerebbe in faccia a chi in
questi giorni ha sostenuto che questa è una finale facile, da cinque a zero, pressochè una
passeggiata.

La paura di entrambi la si legge nel servizio. Fillol lo batte a due all’ora e la seconda palla sembra
una foglia secca. Barazzutti non riesce a mettere una prima palla che sia una. L’italiano è imbastito
e, perdendo il secondo punto su un agevole rovescio, dà segni di delusione. Fillol riesce ad aprire il
campo e va a chiudere a rete con una certa agilità. Fino a ieri Barazzutti aveva promesso che pure
lui avrebbe cercato di andare a rete per smorzare Fillol, ma il cileno non perde colpi nel primo
quarto d’ora. Il quattro a zero è eloquente.

Barazzutti ha a questo punto una reazione che è psicologica prima che tecnica. Lo si vede sussurrare
tra se e se “Forza Corrado”, con un atteggiamento che ne sottolinea la robustezza nervosa. Ottiene
due break consecutivi e comincia a funzionare anche con il passante che è il suo pezzo forte e che
fino a quel momento non gli era mai riuscito: perciò Fillol poteva fare il bello e il cattivo tempo,
avventurandosi senza timore a rete.

Il ricupero, fino al 4-4, è forse la cosa migliore dei quattro set giocati in una partita mai di tennis
veramente alto, da finalissima di Coppa Davis. Barazzutti vince 7-5 il primo set, ma la scadente
qualità dell’incontro la si afferra soprattutto nel secondo set che Barazzutti perde malamente 6-4
dopo essere stato 4-4.

Nella pausa tra il secondo e il terzo set i colleghi cileni sostengono che Fillol è al cinquanta per
cento delle sue possibilità, come si era osservato anche noi nei giorni corsi. Anche nel terzo set si
assiste a una certa sagra di errori, solo che Fillol li commette più clamorosi. Nonostante il brutto 6-
4, Barazzutti non ha da quel momento più incontrato problemi per questo delicatissimo match
d’apertura di coppa e nel ribellarsi al nervosismo. Alla lunga ha insomma dimostrato di essere il
“Davis-Man” che si supponeva. Quando, nel momento decisivo del terzo set, è riuscito a passare
cinque passanti consecutivi, il tre a uno di vantaggio per Fillol è stato il canto del cigno del cileno.
Accelerando i colpi e prendendo più coraggio nel condurre il gioco, Barazzutti non ha più concesso
nulla all’avversario. Il terzo set ha in questo senso cancellato la prudenziale impressione del
secondo, quando l’italiano praticamente rinunciava a giocare quattro palle su dieci.

Soprattutto di rovescio, su alcune palle alte liftate, Fillol è anche psicologicamente crollato, come
suggerisce il 6-1 dell’ultimo set.

Dopo tre set ( il terzo è finito 7-5 ) non all’altezza né di Fillol né di Barazzutti, quest’ultimo
finalmente si rilassa e conquista l’ultimo set offrendo qualche pezzo di bravura al pubblico. Alla
fine l’italiano si fa lungamente intervistare. La sua diagnosi è questa, detta tutta d’un fiato, con i soli
zigomi arrossati a denunciare la fatica:” Non è mai stato un match veramente duro, ma sempre
molto nervoso. Fillol era di sicuro teso più di me: proprio per questo mi sono aperto raramente a

rete e ho puntato con ostinazione sulla regolarità; avevo troppa paura di sbagliare, Un momento di
apprensione l’ho sofferto nel terzo set: se non fossi andato sul 6-5 con quel passante dentro appena
di millimetri (un colpo davvero straordinario, n.d.r.), non so come sarebbe andata a finire. Non
avessi sofferto tanta tensione psicologica, avrei liquidato Fillol molto prima, anche perché il cileno
soffriva ancora per quel vecchio stiramento (pare abbia giocato con un’iniezione praticatagli prima
del match, n.d.r.). Quanto ai giudici di linea sono stati molto bravi e corretti, anche se a un certo
punto mi sono scocciato un po’ perché uno di loro si era fissato con il fallo di piede”.

La partita di Barazzutti è durata 145 minuti: 40 il primo set, 32 il secondo, 46 il terzo, 27 il quarto.
Barazzutti ha sofferto la iniziale velocità di Fillol: quando la partita è diventata una questione di
resistenza (il game più lungo è durato 14 minuti) l’italiano ha dato fondo a tutta la sua grande forza
d’animo.

Oltretutto rassicurato dal risultato di Barazzutti, Panatta va in campo e aggiusta rapidamente le cose,
da grande campione: 6-3, 6-1 sono i primi due set! Durante il primo, il meticcio Cornejo ha due
volte la possibilità di andare pari sul 4-4: le spreca entrambe e questo è l’unico momento in cui
esiste un minimo di vibrazione. Per il resto, la partita non esiste.

Cornejo è discontinuo, può indovinare un gran colpo ma sbaglia esecuzioni da seconda serie.
Panatta bombarda con il servizio che i coloriti giornalisti di Santiago hanno battezzato “el canon”;
segue poi molto bene sulla risposta andando a sparare dei dritti spaventosi. Non c’è proprio lotta,
Cornejo s’avventa qualche volta a rete e Panatta lo trafigge con passanti di rovescio che incantano e
fanno applaudire il pubblico.

Sempre più tranquillo, Panatta conclude -3 l’ultimo set; ci ha impiegato un’ora e 17’ a conquistare il
secondo punto all’Italia nella giornata di apertura. I tempi parziali sono questi: 27’ il primo set, 21’
il secondo, 29’ il terzo. Spettacolare, Panatta ha sbagliato malamente soltanto qualche volee sotto
rete, quando ha preferito la finezza all’essenzialità ed ha dunque tentato molli smorzate invece di
tagliare via di potenza. Ma anche tale spreco si spiega con la psicologia di un campione che sentiva
molto bene la palla e che quasi si divertiva nel concedere alla gente qualche attimo da autentica
Coppa Davis.

La classe non è aria fritta e la si riconosce a distanza anche da parte di chi, come il nostro cronista,
non è certamente uno specialista.

Con questo 2-0 dopo la prima delle tre giornate di Coppa Davis, l’argento dell’insalatiera ha quasi
preso l’arcobaleno! Tricolore naturalmente ed è incredibilmente la prima volta che ciò accade nella
storia del tennis. Sarà anche decaduta questa benedetta Coppa, però…