1977 febbraio 26 Nazional-Juve 1980
lasciandolo
1977 febbraio 26 – Nazional-Juve 1980
“Il problema dei giovani si risolve
invecchiare”
suggeriva Benedetto Croce. Ex-liceale al Classico di Gorizia, Enzo
Bearzot di sicuro conosce il filosofo abruzzese tanto da averne
preso pressoché alla lettera il consiglio. Sicché dai giorni in cui è
riuscito a liberarsi dello scostante Fulvio Bernardini, il Ct friulano
non conosce altra nazionale che la Juve, azzurra per 7-8-9
undicesimi, a prescindere dall’anagrafe.
Da parte loro, gli inglesi sostengono che l’arte del vivere consiste
nell’invecchiare in una lunga infanzia e, come si sa, Bearzot
conosce il Tamigi persino più del Po! Il giornalista del Sunday
Times, Brian Glanville, avrebbe recentemente voluto affidargli la
guida della nazionale di Sua Maestà britannica; il naso del Ct
azzurro fu lo scorso autunno operato in una clinica londinese e lo
stesso Gigi Peronace, agit-prop di Bearzot, è calabrese di
Soverato ma vive da anni in Inghilterra. Senza contare poi che la
gran passione tattica del nostro Ct non è né il calcio olandese né
quello tedesco, bensì l’arioso football dei britanni.
Con tale retroterra culturale e di abitudini, far invecchiare la
Nazionale italiana “all’inglese” è il vero sogno di Bearzot, più che
mai convinto dal 3-0 all’Olanda di poter tranquillamente contare
sulla “lunga infanzia” della sua Nazionale-Juve almeno fino
all’estate dell’80, l’estate dei campionati europei. Lo rafforza in tale
opinione il fatto che Paolo Rossi ha 22 anni, Collovati 21 e persino
il “vecchio” Antognoni soltanto 25 scarsi. Come dire che il partito
extra-bianconero della squadra non fa ancora una ruga che sia
una.
Nonostante il fiato mozzato degli olandesi, ibernati da Natale nel
freezer del Nord Europa, il 3-0 serve al Ct anche per placare
l’assalto campanilista alla diligenza azzurra. L’Italia è una
repubblica
fondata sulle parrocchie, ragion per cui ognuno
interpreta il tricolore come un gonfalone rionale. A Roma, tanto per
fare l’esempio più consistente, vorrebbero in Nazionale Pruzzo,
Giordano, Di Bartolomei, magari pure Rocca tant’è vero che il Ct
ha dovuto fare una telefonata di “spiegazioni” (!) all’ex terzino
d’avanguardia…
Bearzot qualche
l’avrà senz’altro, ma almeno gli va
riconosciuto il merito di resistere ora a risibili pressioni. Un conto fu
imporgli l’anno scorso a furor di popolo giocatori di sicura razza
quali Rossi-Cabrini; un conto è fare adesso maliziosa geopolitica a
torto
favore di giocatori di scarsissimo peso internazionale. Tra questi
Pruzzo, cui è dedicata una delle più belle battute di Manlio
Scopigno, il solitario filosofo del calcio. Ad Andrea Arrica, ex-
presidente del Cagliari, che giorni fa a Roma gli chiedeva
un’opinione su Pruzzo, Scopigno ha risposto testualmente: “Non lo
vorrei nemmeno come inquilino!”. Sia pure un inquilino da tre
miliardi.
Insomma, se non c’è sicura classe alternativa, bisogna andare con
i piedi di piombo prima di buttare a mare il talento e l’esperienza
del benemerito blocco-Juve. Mancano di amalgama, è stato detto
della fragile “sperimentale” anti-Urss: un momento, a centrocampo,
c’era il quadrilatero tutto del Milan, da De Vecchi a Buriani, da
Antonelli a Novellino. Voglio dire che non è colpa soltanto della
scarsa affinità dei reparti. Quando un Buriani si mette in testa di
fare il… Rivera, i risultati sono quelli di Bologna, venerdì scorso.
Scrivo queste frettolose note azzurre dal Friuli, dopo un viaggio
Milano-Udine che mi ha consentito di assistere in 24 ore a due
vittorie bianconere: il 3-0 tutto Juve della Nazionale a San Siro e
l’1-0 dell’Udinese al Varese. Colori come questi non tramontano
mai.