1977 novembre 7 Il derby esalta il Milan
1977 novembre 7 – Il derby esalta il Milan
L’Inter ha preso i pali, il Milan i gol. Facchetti ha sofferto due
dribbling decisivi ed ha provato il rigore: nella sua resa anagrafica
è dipinta l’impotenza dell’Inter che, se si scopre per offendere,
patisce in retrovia, Il derby formalizza i limiti dell’Inter mentre
conserva al Milan un primo posto in classifica che stupisce Niels
Liedholm più ancora di Boniperti e Radice.
Il Milan segna due volte con Buriani, podista che pare nato a
Helsinki piuttosto che in Lombardia, ma non è ancora il Milan del
“dopo Rivera”. San Siro stipato come ai bei tempi di Herrera e
Gipo Viani ha visto che anche nel derby e sia pure al passo di un
invisibile minuetto i 34 anni di Rivera producono ancora calcio
utile. I fatti contano più delle parole e la rifinitura del 2-0 parla per
esempio da sola.
Gianni Rivera è ormai nel revival di se stesso. Gioca nella storia
più che nella cronaca, eppure riesce a fare della classe un appiglio
che non invecchia. Se troppo coccolata o curata, una persona
anziana “acquista la psicologia irreparabile del vecchio”: al
pericolo indicato da Alberto Moravia, Rivera dev’essere sfuggito
per merito dei tumulti che hanno caratterizzato i suoi ultimi anni di
giocatore-bandiera. Sempre al centro del dissenso, Rivera non ha
fatto a tempo ad invecchiare e forse per questo il “suo” Milan
riesce ora a far meglio persino della Juve e del Torino.
Dal derby nasce soprattutto un interrogativo: quanto durerà la
passerella del Milan? A rigor di logica poco, perché il Torino è la
macchinetta che può ricaricarsi e perché la Juve ha un rondò tale
di giocatori da temere tutto fuorché il domani. Tuttavia, il Milan
leader è un ricupero della memoria, un pezzo di onoratissimo
calcio che esce dalla muffa. E’ anche la dimostrazione che a volte
basta veramente pochissimo per rifarsi una reputazione. Possono
bastare un Buriani, il tocco di Liedholm, la leggenda di Rocco e
l’ultima musa di Rivera. Anche le cose che durano poco lasciano a
volte segni indelebili. San Siro l’ha capito.