1978 gennaio 30 Ultras provocano gravi incidenti a Vicenza

1978 gennaio 30 – Ultras provocano gravi incidenti a Vicenza

VICENZA – Dopo tre pareggi, prima vittoria del Lanerossi nel ’78: a
decidere il derby con il Verona è stata un’incornata dello stopper
prestanti. Un gol che, avendo pareggiato Juve e Torino, vale per il
Vicenza il secondo posto in classifica, nonostante Pablito Rossi
non riesca a segnare su azione da quattro partite. L’ultima volta
accadde a Genova, il giorno di fine anno.
Iniziato il giorone di ritorno, la bella favola non finisce e, anzi,
ripropone subito un altro appuntamento da cartellone: Inter-
Vicenza domenica prossima a San Siro, un’occasione per mettere
faccia a faccia due squadre fra le più giovani del campionato.
Nonostante l’amara sconfitta del Verona (Valcareggi non l’ha
voluta nemmeno commentare), il bilancio del derby veneto è
dunque positivo non fosse che a scalfirne l’esito ci ha pensato un
manipolo di teppisti.
L’accaduto, in campo e fuori, va raccontato in dettaglio, perché
serve a capire molte cose cui meccanismi della violenza. Violenza
scatenatasi nonostante la prevenzione delle due società. Il centro
coordinamento dei clubs vicentini aveva distribuito allo stadio
migliaia di volantini dove si leggeva tra l’altro: “Il derby dev’essere
una piacevole occasione di divertimento e di conoscenza.
Cerchiamo tutti di ribadire l’antica civiltà della gente veneta,
isolando ogni provocazione e ogni violenza”.
Quanto al Verona, i responsabili dei clubs e lo stesso Garonzi
avevano a lungo tentato l’impossibile per disinnescare la partita.
Subendo anche pesanti minacce, avevano fatto sequestrare
bastoni all’ingresso, patteggiato in sede una tregua e consigliato
agli agenti di ps di presidiare la zona degli ultras. E’ qui, da questo
gruppo, che ha preso avvio la bagarre, poco dopo il gol del
Vicenza, sulla gradinata di spalle al portiere del Verona.
Un ignoto teppista ha scagliato in campo una bomba puzzolente e
lacrimogena. Ci è voluto un bel sinistro di Guidetti per buttarla ai
bordi del campo, dove il massaggiatore vicentino Vasco Casetto
l’ha sepolta con un secchio d’acqua e zolle di prato. Intanto, sugli
spalti volteggiavano bastoni e cazzotti. Bastava l’intervento di
cinque agenti di ps, muniti di manganello e casco protettivo, a
ripristinare con fermezza la situazione, tra gli applausi del
pubblico. Con comprensibile dispetto, la gente urlava serie B
all’indirizzi dei veronesi e persino un dirigente del Vicenza aveva il
pessimo gusto di gridare lo stesso sarcasmo a Saverio Garonzi in

tribuna come se proprio il Verona come squadra e Garonzi come
presidente non fossero le prime vittime di questa teppaglia
arbitrariamente qualificata tra i tifosi.
Gli incidenti sono proseguiti fuori dallo stadio. In piazza Matteotti e
alla stazione ferroviaria, dove è stato necessario perquisire tutti i
passeggeri di un treno in partenza per Verona, una vetrata è
saltata, due agenti sono rimasti feriti, un teppista è stato medicato.
Venuti a contatto ultras veronesi e vicentini, la violenza si è
generalizzata in gruppuscoli. Alla sera gli arresti erano cinque, tre
minorenni e due maggiorenni, quattro vicentini e un veronese.
Sono state sequestrate le pericolose pistole lancia-razzi, una
calibro 22 modificata, spranghe, bastoni e altre raffinatezze. Tra
risse e scontri, anche un passante è stato colpito e ricoverato in
ospedale.
Alla faccia dell’antica civiltà della gente veneta, il derby tra Vicenza
e Verona è purtroppo anche questo, nonostante la partita corretta,
un arbitro pressoché perfetto e un gol regolare. Bastano un
centinaio di votati al caos per rovinare lo spettacolo e, attraverso il
giudice sportivo, a pesare su una società innocente quale il
Verona. Non fosse stato per la tempestività d’intervento degli
uomini del vice-questore Gentile, gli incidenti in gestazione sugli
spalti avrebbero anzi potuto avere uno sviluppo ancor peggiore.
Incredibile ma vero, tocca persino fingere che sia andata bene.
Poveri noi, hanno involgarito anche la violenza. Il loro linguaggio è
scrivere sugli striscioni “boia Rossi” o “veronesi bastardi”. Allo
stadio come in caverna.