1978 giugno 23 Il caso Causio-Sala, la presunzione di Bearzot e l’onestà di Zoff&C
1978 giugno 23 – Il caso Causio-Sala, la presunzione di Bearzot e l’onestà di
Zoff&C.
BUENOS AIRES – La sconfitta con l’Olanda (la prima del mondiale di Bearzot) ha
messo sotto i riflettori il caso Causio-Sala, nel senso che nessuno ha capito la
sostituzione. Nessuno, compresi i giocatori beninteso.
Il Ct ha dato una spiegazione sconcertante: “Stavamo vincendo, avevamo la partita in
mano, ho deciso di dare fiato a Causio in vista della finalissima. Pensavo che
Claudio Sala potesse tra l’altro servire, soprattutto sul piano atletico, a contenere la
reazione degli olandesi. Lo ammetto, forse ho peccato di presunzione”.
Presunzione nel ritenere l’Olanda squadra da poter mettere sotto con un solo gol di
scarto. Presunzione nel pensare che, sul piano della resistenza fisica, gli italiani
potessero reggere sullo stesso piano. A conti fatti, Causio si è riposato per la… finalina
mentre Claudio Sala non ha mai regalato un’impennata che sia una. È potuto così
accadere che, sia pure tolto di mezzo dopo mezza partita, Causio sia ugualmente
l’unico italiano inserito ieri sera nella formazione-ideale dei tedeschi!
Da parte mia, su questo errore non ci speculerei sopra più di tanto, convinto come
sono che, con Causio o Claudio Sala, non sarebbe assolutamente cambiato nulla.
L’Olanda ha pareggiato al 50′ e non mi si venga a dire che in quei cinque minuti il
fatto determinante era l’assenza di Causio! Ragionare in questi termini significa non
conoscere il football e ratificare in pieno un duro giudizio del responsabile di una
grande agenzia di stampa tedesca: “La critica calcistica è in decadenza culturale. È la
critica degli umori, non dell’esperienza e dell’equilibrio”.
Piuttosto, nei panni di Bearzot, avrei usato un Antognoni al posto di Benetti,
affaticato, demoralizzato per l’ammonizione che gli negava a priori la finale,
duramente colpito al ventre: “Mi faceva molto male – ha assicurato ieri mattina – non
riuscivo a respirare bene”. Lo stesso Zaccarelli, picchiato alla rotula da Haan (e non
da Poortvliet come sembrava) non era nella pienezza dei mezzi fisici per reggere, con
gli altri, la parola d’ordine tattica: barriera a centrocampo e agilità in attacco.
Che Bearzot abbia, durante l’intervallo, sottovalutato le risorse dell’Olanda, è un fatto
assodato. Che dopo l’1-1 non ci fosse per l’Italia più niente da fare, è altrettanto
matematico. Non perché i giocatori abbiano “rinunciato”, opinione ahimè romantica,
ma perché non ce la facevano proprio, qualcuno stracco (Bettega), qualcuno deluso
(Benetti), qualche altro sovrastato atleticamente. Lo stesso Gentile, che giudico il
migliore degli italiani nell’arco di sei partite, mi ha confessato all’Hindu Club:
“Quando è entrato il tiro di Brandts, si è capito subito che non avevamo più birra per
tentare di vincere”. Ho accolto con sollievo la sua dichiarazione, dandomi la certezza
che non tutti sono disposti ad arrampicarsi sugli specchi.
Un altro che non si sottrae ad affrontare le perplessità destate è Zoff, in ritardo sul
secondo gol (Haan) e molto coinvolto nella meccanica che ha portato al primo
(Brandts). Questo l’onestissimo racconto del portiere friulano: “Il tiro di Haan sono
riuscito a toccarlo con la punta delle dita, sul palo, ma la battuta e la traiettoria mi
hanno certamente sorpreso: non posso senz’altro dire che fosse imparabile un tiro da
35, forse 40 metri. Quanto al primo, è vero che l’azione si è sviluppata da una
rimessa laterale volontariamente provocata da me: il fatto è che, ricevuto un colpo
vicino alla tempia, mi ero sentito stordito e avevo temuto di non avere i riflessi pronti.
Per questo ho buttato fuori la palla, un poco precipitosamente: rimessa, cross,
mischia e tiro, chi l’avrebbe detto?”.
Un poco per la faccenda di Sala (che è la passione tattica del solo Antognoni), un
poco per le sbavature di Zoff, un poco perché la finalina interessa adesso come il due
di briscola, i giocatori mi sono parsi molto ammosciati, rotti dentro. “L’altro giorno –
è sempre Gentile che parla – avremmo firmato tutti per la seconda finale. Dopo una
partita così sprecata, ne siamo delusi”.
E pensare che, visto e rivisto il replay, il pareggio di Brandts è partito peggio di un
proiettile tra le gambe incrociate di Benetti e Gentile, mentre il tocco mancato di
Causio a Rossi è stato veramente cosa di millimetri: “Paolino – si rammarica Gigi
Peronace con l’aria languida del basset hound – avrebbe segnato e si sarebbe
stracaricato”.
L’Olanda ci ha lasciato un’eredità di azioni tanto rimpiante quanto inutili.