1978 giugno 25 L’Italia perde ed è quarta
1978 giugno 25 – L’Italia perde ed è quarta
Battuta dal brasile 2-1
Stasera (tv ore 20) il Mundial si conclude con la finalissima Argentina-Olanda
BUENOS AIRES – Il Brasile è terzo unica squadra imbattuta del Mundial ’78. L’Italia
è quarta, unica squadra del mondiale ad avere incontrato tutte e quattro le “teste di
serie”, Germania, Argentina, Olanda e Brasile. Motivi di consolazione ci sono per
tutti anche se la finale per il terzo e quarto posto è sempre una foglia secca, dondola
nell’aria piena di rimorsi, e non per niente la dizione castigliana è tutta un programma:
final do perderdor, la chiamano.
Con addosso qualcosa più di un rimorso, un giornalista di Rio de Janeiro l’ha
battezzata “funerale di prima classe”, e che fosse almeno di prima classe non c’è
dubbio perché, a spremere il tempo in un pugno, il Brasile ha vinto tre mondiali e
l’Italia due! Volendo contare i fantasmi del passato, nessuna partita sarebbe stata più
affollata di quella di ieri.
Ma non c’è stato niente da fare, come in Messico nel 1970 e come negli Stati Uniti nel
1976. Sia pure meno nettamente, ha vinto ancora il Brasile dopo aver perso per un’ora
abbondante, riuscendo a passare dallo zero a uno al due a uno esattamente come era
accaduto nello scorso mercoledì all’Olanda.
L’Italia è ormai stanca e, oltretutto, svuotata negli stimoli. Un giorno potremo anche
fare il conto delle occasioni sprecate, ma sarebbe come rincorrere il nulla,
esercitazione inutile e crudele quanto quella di aprire ora un processo a Dino Zoff per
quei tiri che gli partono da lontanissimo e che sembrano “incantarlo” tra i pali come
stelle cadenti la notte di San Lorenzo.
Con un clima che, sono le parole di Bettega, ha dato l’elettrochoc ai giocatori, la
squadra ha trovato al mondiale la condizione della Juve, un istinto agilmente
offensivo, un rendimento di tutto rispetto. Si è conquistata simpatie tattiche e
personali. Ha proposto un muchacho quale Rossi, oramai popolarissimo in
Sudamerica. Ha ratificato anche la compostezza di Bearzot, unanimemente ritenuto il
tecnico più esperto e più educato.
Dietro questo quarto posto, c’è insomma un impasto di cose buone che non possono
essere cancellate nemmeno da qualche errore e dallo scialo di troppe palle-gol. L’Italia
torna a casa meritando solidarietà. Ha ricuperato sul fallimento del 1974 e può
guardare senza drammi all’Europeo del 1980, organizzato a Roma. Non lasciamoci
prendere dalla logica dei “se” e dei “ma”: essere quarti al mondo non è risultato sul
quale far smorfie. E oggi, con la trentottesima partita, il mondiale tirerà il sipario sulla
sua decima edizione. Il sogno sudamericano di una finalissima Argentina-Brasile è
andato deluso, essendo il calcio europeo riuscito a piazzare l’Olanda nel vuoto lasciato
aperto dalla peggior Germania degli ultimi quindici anni.
L’Olanda avrà oggi contro l’ambiente, ma è squadra troppo professionale per farsi
piegare le ginocchia dall’urlo criollo, per quanto sgozzato e intenso. Come qualche
benpensante alla Bellugi ha sospettato, l’Olanda non ha nemmeno bisogno di
stimolanti chimici per correre, quanto da anni e anni recita su tutti i campi del mondo
proprio il calcio a dodici cilindri, pregnante e atletico.
Gli argentini sono tanto spacconi che un commentatore ha scritto sulla Razòn essere
sicuro che, dato il livello di questo mondiale, sarebbero arrivati alla finale anche il
River Plate e l’Independiente. Spropositi a parte, l’Argentina ha l’occasione di
strappare il primo mondiale della sua storia, storia di innumerevoli e impareggiabili
assi spesso refrattari al gioco d’assieme, ora predicato da Luis Menotti. Se vince,
vincerà l’Argentina del “conjunto”, come chiamano la squadra. E, in fondo, sarà la
stessa cosa per l’Olanda, che rischia di ottenere oggi quanto perse quattro anni fa con
Giovanni Cruyff. Adelante, que gane el mejor! Che vinca il migliore.