1978 giugno 4 Il Brasile non è “ancora” grande
1978 giugno 4 – Il Brasile non è “ancora” grande
La Svezia, una formazione organizzata e lineare, ha meritato ampiamente l’1-1
sottolineando le carenze attuali degli uomini di Coutinho
Svezia-Brasile 1-1
MARCATORI: 37′ Sjoberg, 46′ Reinaldo.
SVEZIA: Hellstroem; Borg, Andersson, Nordqvist, Erlandson; Tapper, Lennart,
Larrson (82′ Edstroem), Linderoth; Bo Larsson, Sjoberg, Wendt.
BRASILE: Leao; Toninho, Oscar, Amaral, Edinho; Batista, Cerezo (86′ Dirceu),
Rivelino; Gil (67′ Nelinho), Reinaldo, Zico.
ARBITRO: Thomas (Galles)
NOTE: angoli 7-6 per il Brasile. Terreno molto pesante per la pioggia ceduta fino a
mezz’ora prima dell’inizio della partita, cielo coperto, vento; spettatori 25 mila.
MAR DEL PLATA – Ho visto il Brasile. Non è grande, ma sicuramente crescerà,
partita dopo partita. Nel primo quarto d’ora ha messo due volte un uomo solo davanti
al portiere avversario e ha clamorosamente sprecato. Non ha naturalmente un Pelé e
sembra mancargli anche un Jairzinho o un Tostao. Tra le punte il giocatore di maggior
classe è Zico, ieri minuscolo, un’autentica palla al piede.
Anche i brasiliani sono consapevoli di non avere un attacco favoloso, ma sono sicuri
di possedere una difesa garantita. Invece, contro i vichinghi di Svezia anche la difesa
si è qualche volta fracassata. Gli svedesi sono dei bestioni incredibili, altissimi,
maestosi, duri e biondi. Ruminano calcio a un ritmo possente, da Vasaloppet, roba da
fondisti puri, e i brasiliani hanno ciccato in più di un’occasione.
Contro un centravanti come Sjoberg, il negretto Amaral è sembrato un fuscello cui
non bastavano piedi eccezionalmente sapienti per reggere all’urto. Lo svedese di
Malmoe è riuscito a portarsi almeno quattro volte al tiro e, al 37′, nessuno ce l’ha più
fatta a fermarlo. Si è avventato dentro, fendendo la difesa come un rompighiaccio e ha
fatto secco il portiere.
Il Brasile ha rischiato ripetutamente di pigliare anche il 2-0, e al 42′ il centrocampista
Lennart Larsson ha incocciato in pieno la traversa! Il Brasile tentava un gioco arioso,
la Svezia schemi battenti, con lanci forti, autentici fendenti che mettevano a dura
prova i carioca. Inoltre, tutte le condizioni ambientali erano contro il Brasile, a
cominciare dall’arbitro gallese, più propenso a un gioco maschio e anglosassone, sul
tipo di quello svedese. Oltre all’arbitro, il terreno, scandaloso per uno stadio mondiale,
con la pelouse sempre più sbrecciata, nonostante a costruirlo sia stato a suo tempo
chiamato proprio un tecnico… brasiliano. Inoltre, il bagnato, il freddo, la saltuaria
pioggia. Insomma, tutta una cornice che sembrava fatta apposta per esaltare gli
scandinavi, tra i quali ho ammirato soprattutto Sjoberg in attacco e il battitore libero
Nordqvist, gran giocatore.
Il Brasile ha pareggiato a tempo scaduto, al 46′ del primo tempo, con un lancio di
Cerezo, stoppato di petto e infilato di sinistro dal centravanti Reinaldo (21 anni).
Forse per questo, all’ultimo minuto della partita, l’arbitro ha poi stravagantemente
fischiato la fine mentre stava entrando in rete l’impetuoso testa-gol di Zico.
Sembrando molto equo il pareggio, i brasiliani non hanno nemmeno protestato, ma un
certo nervosismo lo si leggeva in più d’uno. Lo stesso Rivelino ha rifiutato lo scambio
della prestigiosa maglia (lui che fu mondiale in Messico) con uno svedese asciutto e
svettante quanto una betulla.
il pubblico
La stanza dei bottoni brasileira sta sempre sui piedi di Rivelino. L’oriundo italiano
detta il gioco e amministra i molti giovani, in una squadra che ha mostrato
sorprendente disciplina anche quando
l’ha fischiata, scandendo
politicamente il nome della Svezia, per un secondo tempo troppo “amministrato”.
Rivelino ha sofferto recenti e pesanti noie ad un piede, ma le ha superate. Alcuni suoi
tackle sono anzi sembrati colpi di alabarda, di una decisione paurosa. La visione di
gioco è sempre sontuosa, potendo contare su una coppia di mediani entrambi
ventunenni, Cerezo e Baptista. Il primo è l’incarnazione della geometria, tocca sempre
di prima e con quella morbidezza di piede nulla gli riesce impossibile nel passaggio,
anche se ieri è calato sulla distanza.
Rispetto a Monaco, ho l’impressione che al Brasile manchino, oltre che punte più
efficaci di un Gil, anche le inversioni di marcia di un terzino come Francisco Marinho
che arrembava a sinistra provocando sfracelli negli spazi avversari. Questo Brasile ’78
fluidifica con il terzino destro Toninho, molto bravo, ma depauperato dalla Svezia che
ne intercettava i cross al centro con le sue innumerevoli “torri”.
Nonostante qualcosa non funzioni, il Brasile ha un potenziale tecnico troppo alto per
interpretare questo suo striminzito pareggio come un precoce arrendersi. Il pareggio
basta a lui ed è bastato a noi per scoprire un’altra interessante e organizzatissima
squadra europea, la Svezia, nello stesso giorno in cui l’Austria di Krankl ha battuto le
ex furias rubias di Spagna.