1979 febbraio 12 Un Lanerossi bifronte condanna e salva Perani
1979 febbraio 12 – Un Lanerossi bifronte condanna e salva
Perani
“Mai vista una patita così in vita mia”, sussurra Sergio Campana. E
Beppe Beghetto, con l’aria di chi conosce meglio la vita, borbotta:
“Peggio dei ciclisti, questa è una partita combinata”. Perché tanta
incredulità? Non per il 2-2 in sé, ma per il modo che ancor li
offende.
Nonostante il campo pesante e la zona-retrocessione, si gioca alla
grande, schemi dispendiosi, manovre a tuttocampo, scatti a
ripetizione e marcature a zona. Marino Perani ha avuto conferma,
due ore e mezza prima della partita, che perdere a Vicenza
significherà per lui l’automatico licenziamento ma il tecnico del
Bologna è noto per la testardaggine e continua a predicare ritmi
assolutamente olandesi.
Al Vicenza non par vero di trovare una squadra “alla pari”, cui
piaccia il gioco di bella latitudine, e ci dà dentro colpo su colpo, con
un Faloppa più disposto del solito all’assist nei confronti di Rossi. Il
buon Pablito trova degno appoggio anche in Cerilli. Insomma, un
bel carnevale tattico che il pubblico accoglie come un divertimento
del tutto inatteso, senza odiose marcature e tantomeno senza
protezioni.
Sarà perché Miani gioca con una latente contrattura alla gamba
sinistra, fatto sta che è addirittura il Vicenza ad avere il battitore
libero più prudente mentre il Bologna si avvale nello stesso ruolo di
un Garuti più mediano che difensore.
Nel giro di una mezzoretta è 2-0 per il Lanerossi e la gente, con
sadismo, scandisce “serie B, serie B” per quei poveri cristi di un ex
squadrone che tanto tempo fa “tremare il mondo” faceva…
Il primo gol esemplifica una certa atmosfera. Faloppa serve Cerilli,
da centravanti, tanto solitario al limite dell’area da aver il tempo di
controllare, far due passi in avanti, alzare la capoccia e congelare
il portiere in uscita con quella deliziosa spatola che è il suo piede
sinistro, d’interno. I giornalisti arrivati da Bologna s’indignano per
tanta libertà in area di rigore, ma Perani è tipo singolare e non
muove foglia. Basti pensare che ha fatto fuori uno come Juliano
per inventare il regista in Cresci, ex stopper, ex terzino, ex tutto
fuorché uomo-squadra a centrocampo.
Il ritmo resta brillante per l’intero primo tempo. Le palle-gol si
alternano. Il Vicenza è più profondo, il Bologna più gelatinoso,
soprattutto quando porta al tiro piedi ben intenzionati quanto
In
tribuna, s’ironizza un po’
imprecisi (Cresci, Mastalli, Colomba). Il Bologna infastidisce il
Vicenza con pressing accanito, ma il Vicenza è l’unica squadra ad
aver un giocatore capace di prodezze.
Un paio di minuti dopo la mezzora è appunto Rossi a sottolineare
quest’ultima differenza. Deliziosamente servito al centro dell’area
di rigore da Cerilli, Rossi controlla a terra, resiste con il tronco alla
metallica pressione di Bachlechner, slarga sulla destra per
inquadrare lo spiraglio e batte tagliato una carezza diagonale, che
s’infila nell’unica spanna di spazio disponibile tra portiere e palo:
anzi, il suo tiro piglia il palo e finisce in gol. “Deve aver contato
anche i giri del pallone”, sorride ammirato Campana dalla tribuna.
A quel punto, Farina ha il fiore in bocca, Perani la valigia accanto
alla panchina, Rossi la soddisfazione di aver segnato il suo primo
gol a Bachlechner.
tutti sulla
presunzione del modulo del Bologna mentre uno strano amico
prudentemente mi suggerisce che “il Vicenza, se vince 1-0, ha
paura e, se vince 2-0, snobba l’avversario”.
Parole davvero sante. Il Vicenza del secondo tempo costruisce
un’unica azione degna di tal nome, al 50′, quando Rossi finta e
siede Bachlechner che si vede costretto a placcare a due braccia il
centravanti, l’aria di sturmtruppen che s’arrende all’abilità altrui.
Qui il Vicenza sparisce nella notte dei tempi, non esiste più. Sul
taccuino mi prendo la briga di controllare la successiva azione
d’attacco dei vicentini e, incredibile ma vero, la trovo all’82’! Come
dire, oltre mezz’ora di passività totale, con una sola squadra in
campo: il Bologna. Un Bologna infaticabile, in perenne forcing,
capace di far saltare tutte le marcature, più preciso al tiro e meglio
ossigenato.
Oltre ai due gol del pareggio (testa-sospensione di Mastalli da due
passi e sinistro da venti metri di Colomba, appena deviato da
Rosi), il Bologna arremba almeno altre cinque palle-gol, impegna
robustamente Galli, provoca mischie rocambolesche. Il tutto a una
spanna dalla vittoria, con il centravanti Vincenzi che sostituisce
Cresci giusto nel tentativo di dare all’ex Vicenza la mazzata del 3-
2. Operazione questa non riuscitagli di pochissimo anche se,
onestamente, bisogna ammettere che il 2-2 sta più stretto al
Bologna che al Vicenza.
Il pareggio del Bologna è strameritato e, con quello, Perani ha
salvato la panchina. Il pareggio del Vicenza mette rabbia e
preoccupazione, anche se il fango non è certo il terreno fatto per
esaltare i Rossi o i Cerilli. Almeno tre giocatori (Secondini, Miani e
Briaschi) hanno inoltre giocato con addosso magagne muscolari e
anche questa situazione può aver avuto qualche peso. Ma
nessuno può scordare il calo di velocità, l’imbarazzo, la paralisi
dell’intera squadra: un nodo d’impotenza magistralmente
fotografato nelle imprecazioni di Rossi.
Uscendo dallo stadio, nemmeno G. B. Fabbri riusciva a darsi
ragione del clamoroso crollo. Ma, certo, c’è da pensarci sopra due
volte: di questi ultimi tempi, è diventato troppo facile far punti con il
Vicenza…