1979 febbraio 22 A Trieste l’ultimo saluto
1979 febbraio 22 – A Trieste l’ultimo saluto
La stretta di mano di Rocco era robusta ma frettolosa, quasi
diffidasse di lasciarsi troppo coinvolgere. Non di rado, il suo
sguardo si rifugiava in corner, come ad evitare l’impatto troppo
brusco con la persona che gli stava di fronte. Che ci fosse una
dose di timidezza nel paròn lo chiarì anche la sua partecipazione
alla Domenica Sportiva, dove alla mole del personaggio non
corrispondeva la disinvoltura tipica della gente da palcoscenico.
Chissà, se avesse intuito per davvero la morte, come avrebbe
preferito il suo funerale. Scommetto che l’avrebbe voluto semplice,
a testa bassa, senza piàvolade, di una tristezza pudica, quale
toccò a lui tanti anni fa quando, in mezzo a un vialone torinese,
un’auto falciò per sempre Gigi Meroni, folletto del dribbling.
A Nereo Rocco piacevano particolarmente i film di Gregory Peck, i
film che “dicevano qualcosa”. Scommetto anche che il sobrio film
del suo funerale il paròn avrebbe amato molto leggerselo il mattino
successivo sui giornali, gli occhiali calati sul naso, la Maria Barzin
a preparargli il caffè con la moka, lui che era accanito lettore di
quotidiani, e sapeva tutto, e controllava tutto, ed era un’eco della
stampa in carne ed ossa, a proprio uso e consumo.
Certamente, rileggendo la cronaca dei suoi ultimi passi avrebbe
dato in qualche avvampo e sussulto magari per dire, al cronista
impreciso o stonato, “brutto mona, ma coss te gà scrito?”.