1980 marzo 24 Un lurido affare
1980 marzo 24 – Un lurido affare
C’era una volta il calcio regolare e temeva soltanto il mercoledì, giorno in cui il
giudice sportivo rendeva noti i provvedimenti disciplinari. Il peggio che potesse
capitare erano le squalifiche, mentre diffide, ammonizioni e ammende venivano il più
delle volte accolte con un sospiro di sollievo. Ora il calcio va in galera. Sia pure per
una vicenda collaterale, il primo a conoscere lo choc del mandato di cattura era stato
un manager. Ieri è toccato a un bel gruppo di giocatori e perfino a un presidente, il
presidente dello scudetto 1979.
La prima reazione non è di smarrimento. Quello, semmai, era sentimento riservato ai
giorni in cui si fece formale la denuncia dello scandalo. Oggi c’è spazio soltanto per lo
sconcerto nel vedere questo lurido affare prendere corpo e montare con una marea di
indizi sempre più precisi e inquietanti. Solo i processi passati in giudicato potranno
definitivamente darci l’elenco dei colpevoli e degli innocenti, ma non si arresta la
gente per truffa almeno senza qualche ragionevole sospetto.
Al di là del destino dei personaggi coinvolti, gli arresti dimostrano che le scommesse
clandestine non erano una “montatura”, quale l’avevano definita troppo frettolosi
difensori d’ufficio. Come abbiamo fin dal primo momento temuto, si tratta di uno
scandalo che quasi certamente modificherà la geografia della serie A, sia per i
giocatori che per le squadre, anche perché le conclusioni che dovrà trarre per suo
conto la giustizia sportiva sono tradizionalmente molto più sommarie di quelle cui è
vincolata la giustizia dei tribunali penali.
Non erano quindi avvoltoi quelli che si erano dedicati allo scandalo; piuttosto erano
ciechi coloro che si rifiutarono di vedere in nome di ambigui interessi o di patetici
sogni. In ogni caso, si finiva con il dimenticare che, nel mirabile equilibrio voluto da
Dio nella natura, anche gli avvoltoi hanno un compito tra i più salutari: nutrendosi di
carogne, tolgono di mezzo il pericolo di infezioni e malattie.
Dovere laico, morale e garantista è di non cedere in questi giorni alla tentazione di
trasformare indiziati in colpevoli, arrestati in truffatori, imputati in stregoni del
campionato. ma, siamo sinceri, come si fa a resistere al disagio già disseminato
intorno da un mondo pagato a suon di centinaia di milioni, coccolato dai mass-media
anche nei suoi vizi pubblici, assistito da milioni di spettatori nell’atteggiamento di chi
cerca almeno una domenica senza il quotidiano struggimento del vivere?
È tutto un mondo che va in manette e che, se sarà condannato come temiamo, avrà
tutto meritato per avidità, incultura, perdita della soglia dell’onestà. Corre affinità tra
questo scandalo del calcio e gli scandali della politica, tutti decomposti e impastati
come sono dal denaro e dal potere del denaro. Sembrano scandali di gente viva,
indaffarata, a suo modo intraprendente. E sono invece malinconici autodafé, scandali
di gente morta, inanimata quanto le banconote di cui è figlia.
La nostalgia è sentimento di crepuscolo. La malinconia paralizza. L’amarezza è
reazionaria perché ti blocca. Oggi non servono né nostalgia né amarezza. Serve capire
che cosa è accaduto e porvi rimedio, con le manette e con una nuova filosofia dello
sport. Dal calcio truccato alle olimpiadi amputate, il 1980 sta abrogando fiaccole
universali e cerini nostrani. I tempi sono ovunque maturi per accendere un valore
meno decrepito e più spartano.