1980 Olimpiade di Mosca. L’oro della Simeoni

1980 Olimpiadi Mosca [L’oro della Simeoni]

Dall’inviato
MOSCA — Sara Simeoni non è superstiziosa, ma crede ai segni ingenui della vita. Durante i primi
salti di Mosca ha raccolto un quadrifoglio sul prato dello stadio Lenin. Poi, ha cominciato a volare,
più bella di un gabbiano. L’oro era suo e si misurava a singhiozzi di gioia, non a centimetri.

— Che si pensa in quell’attimo?
« A niente, perchè non capisco più niente ».
— Si può odiare l’asticella?
« Noo, poverina ».
— Niente rimmel, niente fard, tutta la donna in quel pianto?
« Non era un pianto, era una pioggia! ».
— Proporzionale alla soddisfazione?
« Proporzionale alla tensione. Stavo male, ero nervosa, avevo un groppo qui sullo stomaco ».
— Non è proprio la tua forza quel groppo?
« Sì, il mio forte è il sistema nervoso ».
— Non credi di provocare sulle avversarie un effetto deprimente, l’« effetto Sara »?
« Forse, non ne sono sicura ».
— Hai avuto nostalgia della bandiera?
« Mah, sentire un inno che non era il mio mi è dispiaciuto un po’ ».
— Dove terrai la medaglia?
« A casa, con tutte le altre, ma a casa non ci sono mai. Quando rallenterò la attività, penserò a

sistemarle meglio. Sono dieci anni di vita mia ».

— E’ vero che vuoi lasciare?
« Se ci sono ci sono, sennò amen, non voglio più farne un’ossessione ».
— Perché?
« Perchè non ho più niente da dire ».
— Va bene, hai tutto, record mondiale, olimpico, l’oro, ma non ti diverti anche?
« No, non mi diverto più ».
— La ragione?
« Non sono una macchina, non ho più entusiasmo. Il peso della responsabilità pubblica è

opprimente, e poi non mi piace il modo di ragionare sull’atleta, quell’obbligo di non sbagliare ».

— Ce l’hai anche con la stampa?
« Quando pubblica cavolate ».
— Succede spesso?
« Con una certa frequenza! ».
— Che cosa non ti va?
« Chi pontifica senza saperne ».
— E allora che fai?
« Non li leggo più ».
— L’anno dell’incomprensione è stato il 1979?
« Ho avuto dei guai fisici, e i malanni non passano da un giorno all’altro. Ma questo voi non ve

lo mettete in testa ».

— Forse per eccesso di stima…

« C’è verso di me un’attenzione anche bella, ma esasperata. Dopo il mondiale non riuscivo più a

stare in pace, ad allenarmi ».

— E dopo Mosca?
« Penso che sarà anche peggio, e allora è meglio metterci una pietra sopra e chiudere così ».
— Cos’è la felicità?
« Un 1 e 97. ».
— Quanto conta il tuo fidanzato-allenatore, Erminio Azzaro, nell’oro di Mosca?
« Più del cinquanta per cento. Magari litighiamo per una stupidaggine, ma è lui che mi porta al

salto ».

gara! ».

Mondiale a Praga…

— Chi eri al momento di entrare allo stadio Lenin per la finale?
« Una che, non potendo picchiare qualcuno per scaricarsi, stava per piangere persino prima della

— Erano nervi sollecitati di molto, molto lontano, sesta a Monaco, seconda a Montreal,

« Ecco, è il dopo-Praga che mi aveva snervato. Ora è passata ».
— La Russia è la tua terra d’oro: nel 12 sul Mar Nero scoppiò l’amore con Azzaro, ora…
« Ho anch’io i miei anni pari e i miei armi dispari. In Russia funzionano i pari ».
— Oltre ad Azzaro, chi ti ha aiutata a vincere?
« La medaglia del marciatore Da Milano mi è stata di stimolo ».
— Chi ammiri di più delle tue avversarie?
« La tedesca Ackermann, una che quando non ha problemi fisici, non sgarra mai una gara. E’ una

signora in campo, gentile ».

— Ti ha detto qualcosa dopo?
« Mi ha consolata quando non riuscivo più a smettere di piangere ».
— Nella finale c’erano otto dell’Est, quattro dell’Ovest. Di queste ultime, una sola latina, tu.
« Dipende dall’organizzazione. Ci sono Paesi più o meno come il nostro che hanno due-tre

presenze ad alto livello: ma loro fanno le cose serie, noi ci arrangiamo ».

— Che cosa ti spaventa di più nella vita?
« Il buio e le malattie ».
— Che cosa ti manca?
« Sono timida e distratta ».
— Che cosa nessuno conosce di te?
« Credo che la gente mi faccia tutta casa e chiesa; in realtà, nonostante i miei 27 anni, mi sento

ancora molto ragazzina e avrei ancora voglia di commettere qualche… stupidata ».

— Sei veneta. Come senti questa parte di te?
« Con amarezza. Ho dovuto lasciare Verona per una società di Torino perchè le beghe e la

pigrizia, non hanno saputo offrirmi l’assistenza. E non è solo il mio caso ».

— Vuoi dire?
« Che il Veneto ha tanti talenti e che è bello prepararsi a casa, nella propria terra. Possibile che il

Veneto non possa esprimere una società che raccolga il meglio dei suoi atleti? ».

Detto da lei, dalla più grande, è un interrogativo da schiacciare di vergogna.

Roma, Cina e Brasile poi, forse, il pentathlon

MOSCA — E’ sbagliato dire che Sara Simeoni smetterà di saltare, come ha annunciato Rosy
Ackermann, ieri al villaggio. Sara vuol liberarsi dello stress agonistico, non essere più prigioniera
dell’exploit, finalmente « divertirsi », a cominciare dal « Golden Gala » del 5 agosto a Roma, poi in
settembre in Cina, e a metà ottobre in Argentina e Brasile. « Ho voglia — ha detto Sara — di
andare in Brasile ». Prima o poi si prenderà forse lo sfizio di fare gli ostacoli, gli 800, il peso,
insomma il pentathlon. Il record, l’oro, l’asticella non son più i suoi padroni.

* * *

Tradizionale domanda: quando si sposa con Azzaro? Dipende dal tetto di una casa. Certo, il tetto
non ancora calato sul muri di una villetta in costruzione a Rivoli Veronese, dove Giuseppe Simeoni,
padre di Sara, ha un podere. Finita la casa, le nozze.

* * *

Il limite femminile dell’alto è, secondo la campionessa, 2,05. Ritiene invece che il 2.03 sia
abbastanza vicino, ma ci vuole tempo. Crede nelle qualità della canadese Brill che vanta un 1,97. E
però mette le mani avanti: « Se anche ci fosse stata qui a Mosca, avrei vinto io ».

* * *

Sara ha ricevuto fiori, telegrammi, baci e brindisi. Ha telefonato a casa. Oltre al genitori, ha due
sorelle e un fratello: due dei tre erano buoni velocisti, ma hanno mollato. Basta una così in famiglia.