1981 Dicembre 27 Il calciatore in calzamaglia
1981 Dicembre 27 – IL CALCIATORE IN CALZAMAGLIA ULTIMO GRIDO DELLA MODA
SPORT
Hic sunt leones. Uno, due, tre, quattro, cinque sei giocatori della Roma, da Turone a Pruzzo, da
Faccini a Scarnecchia, sono entrati mercoledì sera in campo a San Siro fasciati in nere calzamaglie di
pura lana vergine. I figli della lupa battevano i dentini e non ce l’’hannno fatta a tenere le cosce
all’aria aperta.
Era una serata da tabarri, un paio di gradi sottozero, ma la sfilata dei sei coccoloni della Roma ha
messo addosso ai 1.553 spettatori un brivido ulteriore, l’estetico. Passi per i brasiliani come Jair ieri o
Falcao-Juray oggi; passi per i portieri, l’ impalati un’ora e mezza anche perché il calcio italiano li
risparmia per vocazione e, in certi 0-0, quasi non se ne cura. Ma gli altri?
Uno pensa a Pruzzo e pensa ai gol, a un tizio che di testa e di piede è un cannone a mettere dentro.
Liedholm assicura trattarsi del migliore centravanti italiano e a dargli ragione è Boninsegna, razza
estinta del ceppo dei Riva, gente che sparava a rete dai venti metri e non aveva bisogno d’altro.
“Pruzzo è l’unico mi che assomiglia”, ha detto Boninsegna.
Scarnecchia e Faccini, le ali dellaRoma, quella sera a San Siro. Uno pensa alle ali presto lo coglie una
nozione di velocità, il campo visto dalla parte del vento, tant’è che senza ali il calcio di rado decolla.
No, centravanti e ali in calzamaglia non è decorativo. Anzi, stona. Li vedresti ben incorniciati dietro la
tiepida finestra di uno sceneggiato alla “Piccole donne”; non sai che fartene dentro uno stadio che di
volta in volta canta il gloria a catenacci e bunker, a sfondatori e terzini fatti col fil di ferro, a tackle e
ginocchiate assassine, a “Rombi di tuono”, Bobby-gol, e aspiranti panzer. Diciamo la verità: soltanto
ad Altobelli, ribattezzato “Spillo”, una calzamaglia direbbe bene. fors’anche a Pablito, che almeno ha
l’alibi del diminutivo.
L’ atleta è un esempio e un sogno. I giovani lo guardano ad imitazione; noi come Arcadia di ossa e
muscoli sottratti all’artrosi e alla pappardelle.
Erano sei quelli della Roma a San Siro e bisogna fermali prima che si moltiplichino. Loro neppure
sanno che, accarezzandosi di lana a quel modo, hanno restaurato l’Italia delle coccole, del termosifone
e della maglietta della salute.
Un’ Italia anche confortevole, mamma di tutti noi, ma non madre d’atleti.
Giorgio Lago