1982 agosto 11 Madrid, quel giorno
1982 agosto 11 – Madrid, quel giorno
Un mese fa l’Italia campione del mondo
Madrid, quel giorno, l’undici luglio. É da un mese che l’Italia è campione del mondo
di calcio e nessuno ha ancora ben capito che cosa sia successo. Sappiamo benissimo
perché cadono i governi, perché scoppiamo d’inflazione, perché si vive a bande.
Ignoriamo la verità più lieve e divertente, il perché azzurro del Mundial ’82.
Perché Bearzot, ritenuto dai più un mangiapane a tradimento, ha oscurato la leggenda
di Vittorio Pozzo? Perché Rossi, guscio senza polpa nelle partite di Vigo, ha di colpo
violentato ogni pertugio d’area di rigore? Perché Conti, a tratti discusso per
dribblomania, è parso a Pelé il miglior giocatore dell’intero mondiale? Perché uno
sbarbatello di 18 anni quale Bergomi è entrato in mondovisione come a casa sua?
Perché il piede a bugnato di Graziani ha fatto scordare, nel vigore del cuore, persino
tocchi muti?
Sport tipicamente logorroico, perché popolarissimo quanto opinabilissimo, il calcio
offre ai propri quiz bordelli di risposte. Ognuno è dogma si se medesimo, atto di fede:
ognuno di noi è sacerdote del vero.
Ma importante non è poi capire e spiegare tutto, pretendere d’indovinare perché un
gioco prima tace e poi canta. É più utile rendere trasparente la metafora della Squadra
che funziona e si fa migliore facendo via via la conta di ogni talento e disposizione. Il
meglio di 17 persone, 15 giocatori, un tecnico, un medico, l’assemblaggio misterioso
e progressivo, silenzioso ed esplosivo, di gente di gran resa anche perché libera dallo
spirito di frazione.
Madrid, quel giorno, un mese fa, l’Italia campione del mondo di calcio. Un pallone
gonfio di allegria, che continua a rimbalzare tra le cento quotidiane stangate dei
franchi tiratori suggerendo l’ipotesi che soltanto funzionando insieme, per alzata di
mano, spremendo la stessa dose di sudore, si possa vincere semmai qualcosa.