1982 luglio 7 Dalla vecchia Europa un’altra lezione al mondo

1982 luglio 7 – Dalla vecchia Europa un’altra lezione al mondo
Dopo il calcio del Terzo Mondo e del Sudamerica, è emerso il calcio europeo

Dall’inviato
BARCELLONA – Dapprima fu il Mundial del terzo mondo. Era poi diventato il
Mundial del Brasile. Di colpo è il Mundial della vecchia Europa. Non ha l’istinto dei
paesi emergenti; non ha l’allegria del calcio sudamericano. É opulenta, sponsorizzata
fino all’ultimo globulo rosso, privilegia l’organizzazione, gioca il foot-ball più
schematico e fisico che si conosca: l’Europa è l’asse d’equilibrio del calcio, mette
assieme molte lezioni, la sua tradizione è il più alto valore medio. Due semifinali,
Germania – Francia e Italia – Polonia: era dal 1966 che non si registrava ai primi
quattro posti una totale assenza del calcio sudamericano. Ha deluso il Perù delle teste
matte; ha ceduto l’Argentina degli individualisti; ha abdicato il Brasile di qualche
stupore e qualche presunzione. D’ora in poi sarà il Mundial d’Europa. Fra l’altro,
l’Europa tutta in un pugno, contenuta in due soli meridiani: quasi quasi è il Mondiale
del meridiano di Greenwich, senza soluzione di continuità, dall’Italia, alla Francia,
alla Germania, alla Polonia, confine dietro confine, dentro un grande bossolo di
culture abbastanza integrate. Italia e Francia, l’Europa latina, mediterranea, la più
agile, la più morbida. Germania, l’aorta d’Europa, il calcio dei quattro milioni di
tesserati, che mette assieme razza, forza, assi, sapienza tattica. Polonia, il varco verso
Est, interminabile destino della storia, unica nazionale rimasta a rappresentare un
«blocco» sentito come un’occupazione. Fermandosi al solo risultato, questo Mundial
pare logico, ma l’analisi dimostra che la sua trama finale è stata fino all’ultimo istante
appesa a un filo. Per quanto riguarda ad esempio l’Italia, appesa alle mani di Dino
Zoff, serratesi sul pallone di Tonino Cerezo, giusto sopra l’ultima linea di porta,
all’ultimo minuto di partita. C’è chi non ha mai perso e sta qui, come Italia e Polonia;
c’è chi non ha mai perso ed è già a casa, come Camerun e Inghilterra. Di rado i gironi
hanno avuto classifiche plateali, quasi sempre risolvendosi a dosi infinitesimali di
pareggi, differenze-reti e match amministrativi. É un Mundial di alti e bassi anche
clamorosi, che trova alo sprint finale un poker di squadre cariche di problemi al primo
turno. La Germania fu umiliata dall’Algeria;
in gol
dall’Inghilterra dopo appena ventisette secondi di partita. La grigia Polonia del primo
Vigo e l’Italia senza lampi e senza Paolo Rossi vista in Galizia.
Chi era in difficoltà all’inizio, è guarito dentro il Mondiale. Chi è partito con il sole in
fronte, come Brasile e Inghilterra, non ha retto sull’ultimo decisivo ostacolo. Un
Mondiale increspato, poco omogeneo, spalancatosi per merito dell’Italia a qualsiasi
risultato, perché con il Brasile è scomparsa l’unica squadra-leader. Un Mondiale di
qualche esaltante partita, non esaltante nel complesso: a giudizio pressoché unanime,
il match migliore è stato finora proprio Italia – Brasile. Non pare vero invece lo è. É
italiano anche il migliore arbitro del Mondiale, Paolo Casarin, l’unico che abbia
saputo dirigere la Spagna come se di una qualsiasi squadra si trattasse e non dei
mostri amabilissimi ospiti. Casarin è arbitro da finale, non fosse che la presenza
dell’Italia tra le prime quattro è in fondo un suo «graditissimo» handicap. Stando alle
ultime impressioni, dovrei arrischiare che la finalissima sarà tra Italia e Francia. Perde
molto di più la Polonia senza Boniek che l’Italia senza Gentile, mentre la Francia sta
producendo il calcio più limpido, meno problematico della manovra dei tedeschi. La
Francia di Hidalgo sta in campo con il goniometro, disegna geometri molto semplici
ad un ritmo effervescente. Va in gol puntando tutto sul gioco di prima, ricevi e passa,
senza indulgere al dribbling. L’esprit francese sfocia in trame molto altruiste, che
sembrano polverizzare nel gruppo perfino la sovrana, dolcissima souplesse di Michel

la Francia shoccata

Platini. Si può dire finalissima Italia – Francia ma potrebbe essere qualunque altra,
perché il gioco battente dei polacchi non ha esaurito le ultime spinte e perché la
Germania di Rummenigge, Sigfrido ferito in odore di recupero, potrebbe ritrovarsi
con tutto il suo portentoso potenziale proprio alle ultime due partite del Mundial.
Quindi anche Polonia – Germania o Italia – Germania o Francia – Polonia! Dipenderà
molto dalla forma applicata a temperature sahariane. Chi vincerà il Mundial ’82 avrà
prestigio atletico senza precedenti nel foot-ball.