1982 maggio 17 Superstar
1982 maggio 17 – Superstar
Addio spareggio
Fiorentina 0-0
Juventus 1-0
Scudetto n. 20 ai bianconeri
Milan salvo per 4′ poi il dramma
Il Bologna per la prima volta in B
Tutta la Juve 81-82. Da sinistra a destra in piedi: l’allenatore Trapattoni, Tardelli,
Osti, Cabrini, Scirea, Bettega, Marocchino, Virdis, Gentile e l’allenatore in seconda
Bizzotto. Seduti: Bonini, Prandelli, Brio, Drago, Zoff, Bodini, Brady, Fanna, Furino.
A terra: il massaggiatore De Maria, Caputo, Rossi, Tavola, Marchetti, Galderisi,
Koettigh e l’aiuto massaggiatore Remino. Questi uomini (e… il presidente Boniperti)
hanno costruito lo scudetto numero 20.
Faccia a faccia nessuno ha vinto il campionato: sia a Torino che a Firenze, Juve e
Fiorentina chiusero 0-0 i due match diretti, mai prevalendo l’una sull’altra. Perciò una
terza partitissima finale, lo spareggio, avrebbe acquistato eccezionale sapore in
tecnica e scenografia. Ma spareggio non ci sarà; la Juve ha fatto prima: se non ha
vinto lo scudetto diretto, ha vinto quello indiretto.
Un gol, un punto in più, trenta partite filate prendono la doppiatinta più popolare
d’Italia, il bianconero. Il gol dei venti scudetti, delle due stelle sul petto, di questa
Juve Superstar, è stato un rigore e i rigori li decretano gli arbitri. La circostanza verrà
di sicuro afferrata per dire che la Juve, oltre che forte, nasce con la camicia del Potere.
É destino che chi molto vince susciti pari invidie, ma è la stessa selezione
dell’imminente Mundial di Spagna a ratificare la superiorità della Juve: oltre metà
della Nazionale è Juve, da Zoff a Cabrini, da Gentile a Scirea, da Tardelli a Rossi, da
Marocchino allo stesso Bettega per quanto scassato al ginocchio.
Uno spareggio avrebbe pugnalato i programmi di Bearzot. Lo scudetto della Juve
consente un minimo di preparazione ad Alassio: patriottismo alla mano, il rigore di
Catanzaro vale almeno dieci giorni d’investimento azzurro, a vantaggio del Ct.
Il campionato è finito in tempo per tutti fuorché per il Bologna e il Milan, scesi in B
con il Como. Per il Bologna è la prima volta della sua storia; per il Milan la seconda,
stavolta sul campo non più al tavolo delle partite vendute.
A Como Seghedoni sostituì Marchioro; al Milan Galbiati prese il posto di Radice; a
Bologna Liguori venne dopo Burgnich: tre panchine saltate sono tre panchine
retrocesse. Squadre deboli o società in decadenza rendono patetiche anche le
emergenze, sulle quali campeggia Giuseppe Farina: nessun presidente del Milan è mai
stato tanto poco in serie A, dall’inverno a primavera!
Torino chiama l’Europa, Milano si fa un po’ più provinciale.