1984 Marzo 12 Il Verona comincia male
1984 Marzo 12 – Il Verona comincia male e finisce peggio
Galderisi non fa nemmeno in tempo ad assaggiare il sinistro che la Fiorentina va in gol, dopo due minuti e
mezzo. Si tratta di una doppia percussione che trova la difesa del Verona ospitale ed esitante.
E’ Pecci, mica un panzer, che si infila sul centro-destra dell’area di rigore. Il più lesto a intervenire è il prode
Garella, in uscita lunga. Il portiere riesce a chiudere senonchè nell’impatto con Pecci il pallone si impenna e
atterra lì, a disposizione. Il Verona pare ben piazzato dietro, sono in tre i difensori nei dintorni, eppure chi
capisce con una frazione d’anticipo è Bertoni. Mazzola il destro da una decina di metri e buonanotte a tutti,
compreso il libero Tricella, secondo me molto latitante fin dall’arrivo di Pecci.
Per il Verona la partita, cominciata prestissimo male, continua peggio, nel senso che muoversi con una
certa armonia non gli serve assolutamente a nulla. Lo stesso Tricella , molto attivo dopo il gol nel sostenere
la trama a centrocampo, porta scompiglio ma purtroppo per il Verona, soltanto minaccioso. Di concreto la
squadra raccoglie zero, esattamente il contrario della Fiorentina, assai compatta nell’insieme e molto
efficace in area altrui.
Alla mezz’ora siamo già al dessert, quando il corner di Iachini fa sollevare sopra tutti la magistrale testa nera
di Passarella. Sponda area per Monelli che, quasi dal dischetto del rigore, in caduta sul fianco sinistro, rotea
il destro al volo, riuscendo a calciare quasi di punta, tra un pò di gambe, evitando un Garella coperto, forse
persino tradito da qualche tocco dei suoi.
Da questo momento fino all’ora di gioco, la fiorentina è padrona totale. Contro un solo tentativo di
Storgato, Garella e Tricella evitano ripetutamente il 3-0 su Bertoni, Passarella, Massaro e Oriali. Un
martellamento che trova l’episodio più plateale al 51’ quando lo stesso Tricella, sulla linea di porta e di
testa, ribatte fuori il violento testa-gol di Passarella.
Il Verona migliora nell’ultima mezz’ora, con qualche buona giocata di Galderisi o Storgato in area. Mai però
dimostrandosi in grado di riequilibrare il gioco: era tardi, troppo tardi per ritrovarsi. Nemmeno Osvaldo
Bagnoli aveva più voglia di dare segni di vita: in panchina, si abbandonava sulla schiena, in segno di resa.