1985 maggio 15 “Il nuovo primato”
1985 maggio 15 – “Il nuovo primato”
Il nostro Stato unitario è giovane; la democrazia italiana è giovanissima: nessuno stupore se gli italiani
continuano a partecipare e a votare più che in Europa, più che negli Usa. Avendo alle spalle tanta Storia
e poco Stato, la voglia di costruire assomiglia stranamente alla malavoglia: si cerca il Potere più per
toglierlo ad altri che per esercitarlo a beneficio di tutti. Non è che l’italiano voti nonostante la «nausea»
nei confronti della classe politica; vota a dispetto dello scetticismo, perché nemmeno di questo si fida.
Anzi, sta definitivamente convincendosi che il vero broglio consiste nel chiamarsi fuori. Impreca per
precauzione. «L’unica dichiarazione che avevo pronta in tasca – ha confessato De Mita – era quella di
dimissioni». Il vicesegretario del Psdi Nicolazzi ha affermato: «Il nostro partito ha bisogno di una
rifondazione». Non è mai stato vero che la posta in gioco fosse amministrativa, ha creato attese e
provocherà conseguenze politiche tant’è vero che il punto di riferimento nell’analisi dei risultati sono le
elezioni europee dello scorso anno. E ad ogni voto l’Italia tende a contarsi secondo simboli piuttosto
che secondo uomini: al massimo gli uomini creano transitori «effetti» non alternative al sistema. Il
partito comunista ha perso ovunque, sud, centro e nord; in 13 regioni è calato sia rispetto all’anno
scorso che a cinque anni fa. Ogni volta che il Pci sembra sul punto di trasformarsi in primo partito della
Repubblica, il Paese dice no come per un riflesso condizionato. Non paura, rifiuto di quello che lo
stesso Occhetto ha definito «zoccolo duro» della democrazia italiana. Un Paese che in trent’anni ha
distribuito più benessere che in due millenni; un Paese che, in termini di abitazione, sostiene lo stesso
livello di Germania e Francia; un Paese che, nonostante l’approssimazione, fa dire agli esperti
americani «tanto in qualche modo se la caverà», questo Paese non intende affidarsi agli «zoccoli duri».
Con il suo voto convinto, protestatario o persino rassegnato dà oggi finalmente prova di una vocazione
neo-italiana al primato del possibile. Una democrazia cristiana movimentista; i partiti laici coscienza
critica del buongoverno; un socialismo sempre più europeo, essenziale nella trasformazione della
sinistra. Il pentapartito resterà una formula o aspira a domare i grandi quiz del domani?