1986 giugno 4 Mondiali Messico 86. L’Ungheria
1986 giugno 4 – Mondiali Messico [L’Ungheria]
Non sono mai riuscito a mandare a memoria la formazione di una squadra, nemmeno dell’Italia. Ma
quella della grande Ungheria anni ’50 quella sì, nonostante nomi attorcigliati e sibilanti, pieni di
kappa esse e zeta. Puskas e Kocis chiudevano in coppia il tridente d’attacco di Hidegkuti, i loro gol
portavano dentro la corrente del Danubio.
Un calcio ventoso, la fantasia degli zingari, l’ebbrezza del Tokaj. Nessuno entusiasmava di più e
quando, nella finale del Mondiale 1954, furono battuti dai panzer di Germania, la gente era triste.
Tombolo è un paese del padovano, dove l’importazione del bestiame dall’Est fece storia. Gli
inviati dei giornali vi arrivavano per scoprire come fossero fatti quei commercianti senza telex né
titoli di studio che con una stretta di mano e il portafoglio quanto un panino trattavano tonnellate di
carne al colpo. Amavano l’Ungheria non i tedeschi.
Quel giorno, al bar da “Sosa”, videro la finale al televisore, un bianco e nero grosso come un
armadio. Al bar s’andava in zoccoli, canottiera e calzoncini corti, non era un luogo pubblico,
soltanto il prolungamento di casa. Alla fine, uno di loro sollevò in silenzio una seggiola e la picchiò
su quei pollici maledetti, perchè aveva perso la favola, il mito, la levità del football, schiacciata dal
nerbo e da un doping da spaccare il fegato.
Ho ripensato a Puskas, a Tombolo e al Tokaj l’altra sera, durante il 6-0 dell’Urss a questa
Ungheria. Ma non c’era più ne la fiaba né il Danubio. I sovietici erano invisibili quanto nanocurie e
molto più veloci: tanto bravi che per la prima volta in vita mia ho scordato anche la formazione
dell’altra Ungheria, quella vera.