1986 giugno 6 Mondiali Messico 86. Veri naif
1986 giugno 6 – Veri naif
Nicola Abbagnano ha osservato che le donne sono del tutto estranee alle quotidiane baruffe del calcio,
ma che fanno un’eccezione quando si tratta di seguire l’Italia durante il Mondiale. Il filosofo l’ha
chiamato “patriottismo femminile”; aggiungerei, gusto dello spettacolo, con Bearzot Pippo Baudo di
un “Fantastico undici”. Oppure, senso della sfilata di moda, non a caso Giorgio Armani ha vestito
quei fusti di ragazzi con i suoi smoking. L’eleganza del sudore.
Questo mondiale da sera ha ripulito strade e ristoranti. Milioni di persone praticano la cena in diretta
o nel quarto d’ora di intervallo. Si sta di più a casa tanto che non è azzardato prevedere un qualche
“baby boom”, l’aumento delle nascite da Mondovisione come accadde anni addietro a New York per
una lunga interruzione della corrente elettrica. Bearzot non lo sospetta, ma Italia-Argentina l’ha
probabilmente reso pluripadre adottivo.
Dopo le otto non c’era un cane ieri sera per strada. Le rare macchine sventolavano Enrico Ameri dalla
punta delle antenne radio e quei quattro pedoni, cioè automobilisti a piedi, si davano occhiate oblique,
da “diversi”.
Nel Paese dove anche il 2% liberale prevede almeno quattro correnti, soltanto la paura radioattiva e
il calcio realizzano dì istinto, senza retorica, l’unità nazionale. Il fatto è che ci sentiamo sempre più
uguali e reagiamo allo stessissimo modo di fronte alla sopravvivenza come effimero.
In fondo, siamo meno scettici, furbi e “allievi di Macchiavelli” di quanto non sostenga la storiografia
di costume. Siamo capaci di leggere noi stessi dentro un pallone: il che riesce solo ai veri naif.