1986 novembre 13 Non è il tipo da fare da palo
1986 novembre 13 – Non è il tipo da fare da palo
Tra ragione di Stato, segreti di Stato e servizi segreti, la verità in tempo reale praticamente non esiste.
Soltanto a quattro anni dall’eliminazione del generale Dalla Chiesa, abbiamo ad esempio saputo –
attraverso la deposizione di due ministri avvenuta martedì scorso in Corte d’Assise a Roma – che le
resistenze più forti alla concessione di poteri straordinari al prefetto di Palermo nascevano nelle
gerarchie del ministero degli Interni, nella burocrazia degli stessi prefetti.
Il traffico d’armi c’è sempre stato, ha un fatturato spaventoso, si presta per definizione a pratiche
clandestine, spesso inconfessabili, sia tra Stati che tra gruppi. Basti pensare ai grovigli e alle
connessioni, il più delle volte finiti in archivio, tra terrorismo, crimine organizzato, spie.
La storia degli ultimi anni ha dimostrato che le opzioni della realtà superano di gran lunga la fantasia
del genere «fiction». Chi poteva immaginare che mentre chiedeva a tutto il mondo di non vendere
all’Iran nemmeno un temperino, Reagan avrebbe spedito a Teheran – sia pure per salvare ostaggi
americani – addirittura missili anticarro? Nixon finirà forse con il chiedere la riabilitazione.
Ma il problema dell’Italia è un altro e non si risolve sparando nel mucchio dei sospetti, confondendo
piste già di per sé depistate e illudendosi di sapere tutto e subito. Nella più realistica delle ipotesi,
sapremo com’è andata, fino in fondo, nelle prossime legislature dell’Italia delle reticenze, delle mezze
verità e dei mezzi misteri.
La lettera di Spadolini è puntuale; soprattutto nel dare il quadro di «competenze» incrociate e in ogni
caso complesse. Non aspira a porre la parola fine al caso ma testimonia – questo sì al riparo di ogni
allusione o accusa – lo statista della fermezza internazionale, dell’intransigenza con il terrorismo, della
sfida ai santuari dei mandanti.
No, Spadolini non è tagliato per fare il «palo» al traffico d’armi.
novembre 1986