1987 maggio 24 Senza fissa dimora
1987 maggio 24 – Senza fissa dimora
A che punto siamo:
1. De Mita assicura che la Dc resta alternativa al Pci, anzi avverte che c’è pericolo di «sorpasso»;
2. Natta garantisce che il Pci non ha la benché minima intenzione di riesumare il compromesso
storico con la Dc;
3. I partiti laici in blocco ritengono che Dc e Pci predichino (bene) la reciproca alternativa e
razzolino (male) accordi sottobanco, ieri per sciogliere il Parlamento, domani per la riforma
elettorale o istituzionale;
4. Craxi «non ci pensa neanche» a un pentapartito a guida democristiana subito dopo le elezioni;
5. I laici respingono sia l’«egemonia» Dc sia il «bipolarismo» Pci-Dc, ma i repubblicani non ne
vogliono sapere dell’egemonia socialista tra i laici mentre i liberali rifiutano «arbitri
compiacenti» come i repubblicani;
6. In un Paese sempre più laico, che tende al pragmatismo sia in politica che in economia, si
preme sempre di più sul voto dei cattolici;
7. I referendum, e relative scelte, sono scomparsi nella notte dei tempi non avendo avuto alcun
seguito l’annunciato provvedimento del Governo Fanfani per la loro celebrazione a distanza
ravvicinata, in autunno.
In sostanza, nulla è certo, tutto è confuso. Nessuna alleanza si configura; i rapporti tra i leaders del
pentapartito si degradano anche sul piano personale come se la crisi avesse abrogato, assieme a una
formula di governo, anche il galateo della politica. Ha ragione Forlani quando – nel tentativo di
esorcizzare i guasti – ricorda che tutte le campagna elettorali vedono prevalere i toni irrazionali, ma
deve pur esserci un limite dettato dal senso del futuro, dalle inevitabili responsabilità di domani.
Soprattutto perché la realtà di tutti i giorni, infinitamente meglio dei comizi, dimostra come il grande
sviluppo conviva in Italia con sacche di inefficienza a dir poco scandalose. Basti guardare alla scuola,
alla casa, alla non-scelta sull’energia o alla giustizia dove centinaia di processi rischiano la nullità e
centinaia di delinquenti l’impunità perché la Corte di Cassazione scopre dopo 36 anni che un cavillo di
legge procedurale era stato dimenticato.
I partiti definiscono «decisivo» il voto del 14 giugno. Bene: non resta che «decidere» azzerando tutto,
votando secondo coscienza, badando soltanto a individuare prospettive oggi senza fissa dimora.
maggio 1987