1989 luglio 14 Quale città
1989 luglio 14 – Quale città
Ogni tempo ha i suoi Vivaldi; il Duemila suona con i Pink Floyd. Un loro celebre pezzo s’intitola “la
madre dal cuore atomico”: non poteva scriverlo Vivaldi. Dai Beatles ai Pink Floyd, è il meglio del
rock, cioè di una cultura e di un universo musicale che non hanno cambiato soltanto i gusti dei giovani.
Quando, una quindicina d’anni fa composero “Il lato oscuro della luna”, si capì immediatamente che
quei suoni avrebbero testimoniato per sempre un tempo. Il nostro. I Pink Floyd hanno genio. Il bacino
di San Marco è il luogo dove nasce la Bellezza costruita dall’uomo. La televisione genera spettacolo
anche dal nulla, figuriamoci se le stelle l’assistono clementi nella notte dei Pink Floyd a San Marco.
Perché una constatazione tanto banale ha allora ferito Venezia, quasi vilipesa, inquietato gondolieri e
intellettuali, assessori e tecnici? In una lettera della fine del secolo scorso, lo scrittore tedesco Rudolf
Borchardt osservava: «A Venezia non si è troppo rigorosi, non ci si trincera dietro a dogma e dottrina».
Ma una prosa tanto delicata oggi non si addice; oggi, Venezia si presenta come la Città della
Disinvoltura. I Pink Floyd non c’entrano nulla; loro credevano di esibirsi nella quintessenza della
scenografia: ignoravano di rappresentare un tuono culturale e politico dove la cultura e la politica non
hanno ancora deciso una definizione di Venezia. Che sbanda da un eccesso all’altro, dal sogno
modernista di sentirsi città come le altre (infinitamente consumabile) all’orgogliosa solitudine di città
proibita (consumabile in proprio). Ciò che è accaduto in questi giorni a Venezia rappresenta un piccolo
capolavoro di pressapochismo all’italiana, di amministrare arruffato, di anticaglia procedurale, di
decadenza anche in nobili istituzioni. Accade poco e quel che accade in affanno, senza nemmeno il
cinismo delle buone maniere pubbliche. Sennonché Venezia si carica di ulteriori vizi perché esigerebbe
ulteriori virtù. La sua specialità, invece che esimerla da alcune preoccupazioni, la chiama a un
supplemento di impegno e di servizio: città difficile per nascita, sarebbe anzi il luogo ideale per chi
voglia dimostrare qualcosa di importante, e di utile anche per l’arte da amministrare, mai tanto
deteriorata nel sistema italiano. Ma bisogna decidere quale Venezia, che tipo di Città. Se vuole essere
la Città più turistica del mondo e insieme la Città che non offre ai suoi visitatori nemmeno i cessi; se
intende restare viva e insieme svendersi; se desidera dominare i flussi e gli eventi o arrendersi all’uso di
massa senza nemmeno tentare di governarlo. Qualche anno fa il Patriarca Cé confidava il timore di uno
sviluppo “artificiale” di Venezia, non poteva immaginare che proprio la festa del Redentore avrebbe
compiuto il miracolo di smascherare ogni contraddizione. Anche la più rischiosa.
14 luglio 1989