1989 settembre 2 Quell’alga figlia di nessuno
1989 settembre 02 – Quell’alga figlia di nessuno
Un genio della scienza, Albert Einstein, asseriva di aver visto migliaia di teorie naufragare di fronte a
un fatto ma di non aver mai visto un solo fatto crollare di fronte a mille teorie. Mai come questa estate,
anche se già l’anno scorso, le alghe hanno messo in crisi teorie, laboratori, luminari, ministeri, usl. È il
trionfo del «fatto», pagato a carissimo prezzo dal turismo.
Curioso. Nel momento in cui la sonda spaziale Voyager 2 restituisce a una scienza spesso smarrita la
dimensione epica, quasi una sfida all’insostenibile idea d’infinito, la nostra vita quotidiana registra
sconcertanti cadute di certezza, dove l’informazione si confonde con la disinformazione, riducendo
sensibilmente quell’ossigeno sociale che è la credibilità. A settembre, dopo mesi di emergenza
ambientale e turistica, non sappiamo praticamente nulla. Né la biologia della mucillagine, né la relativa
influenza del clima e/o dell’inquinamento; né se l’Adriatico sia morto ed eutrofizzato oppure, come
sostengono i ricercatori di Trieste, in condizioni tutt’altro che disperate.
La più schifosa alga del secolo è figlia di nessuno. Quando (a luglio) nessuno se l’aspettava, ha
cancellato milioni di presenze dalle spiagge che l’Italia offre al Nord Europa; quando (in agosto) si
temeva il peggio, l’Adriatico si è di colpo ripulito. La scienza non ha aiutato a capire; i mass media non
hanno potuto che riflettere essi stessi la confusione; e oggi la stagione sta per concludersi senza una
seria mobilitazione, senza indicatori, senza direttive.
Finanziamenti anche massicci e progetti anche lucrosi rischiano di finire presto nel letargo invernale
senza coordinamento. Accadrà quel che è già accaduto: ciascuno difenderà il suo pezzetto di mare e di
promozione con la sola preoccupazione di dimostrare che l’alga abita altrove. Esattamente come altre
grandi questioni, anche l’Adriatico bagna troppi interessi particolari.
Prima industria del nostro Paese, il turismo non ha ancora visto nascere né al governo né alla base una
cultura dei servizi, della prevenzione, del rispetto, dell’investimento. Siamo in grave ritardo e non si
colgono all’orizzonte segni di autentico cambiamento: l’Italia è un regalo della natura che non ci siamo
ancora meritati.
settembre 1989