1989 settembre 3 Bobbio, lezione civile
1989 settembre 3 – Bobbio, lezione civile
Scrisse nel 1954: «La sola libertà che ci è permessa non è quella perfetta e futura, bensì quella
imperfetta quanto si vuole ma realizzabile qui e ora». E nel 1984: «solo la democrazia permette la
formazione e l’espansione delle rivoluzioni silenziose». Ottant’anni di testimonianza civile, ieri alla
Fondazione Cini di Venezia Norberto Bobbio ha spiegato l’«eredità» della Rivoluzione francese con
una lezione che riguarda più che mai il destino della nostra società del domani. Il vecchio, saggio
intellettuale della «mediazione» segnala alle nuove generazioni un valore di fondo, il punto di non
ritorno. Ha detto Bobbio: «Dalla concezione individualistica della società nasce la democrazia (la
democrazia nel senso moderno della parola), che deve essere correttamente definita, non come veniva
definita dagli antichi il “potere del popolo”, ma come il potere degli individui presi uno per uno, di tutti
gli individui che compongono una società retta da alcune regole essenziali… La democrazia moderna
riposa sulla sovranità non del popolo ma dei cittadini… Eliminate la concezione individualistica della
società, non riuscirete più a giustificare la democrazia come una buona forma di governo. Attraverso le
varie dottrine antiindividualistiche sono passate tutte le dottrine reazionarie». Non sono precetti di
filosofia politica, lampi di storia, teoria da prezioso scaffale: no, no, continua ad essere più che mai
questa la prima urgenza, anche oggi, soprattutto oggi, cioè l’individuo da preservare nel cuore della
democrazia, il cittadino al centro del potere. Il senso delle regole, del valore, della responsabilità
personale; il rifiuto della demagogia, delle parole biforcute, delle scorciatoie popolari. La massa come
paziente aggregazione, ma dei diritti di «ciascuno». Allora viene da chiederci: c’è davvero il cittadino,
ciascuno di noi, al centro della politica italiana? I partiti conservano come bussola la sovranità dei
cittadini? L’«arte del non governo», temuta da Ugo La Malfa, non viene forse coltivata proprio nel
chiuso del potere, quando i cittadini colpevolmente si rassegnano al privato lasciando che la cosa
pubblica si risolva tutta nelle mani di una casta sempre più propensa ad amministrare affari? Sui diritti
umani, dichiarati due secoli fa, ha detto Bobbio concludendo, «sembra ormai avvenuta, al di là delle
insensate e sterili faziosità, la riconciliazione del pensiero cristiano con una delle più alte espressioni
del pensiero razionalistico e laico». Sì, ma abbiamo bisogno di altre riconciliazioni, di altre sintesi per
tutelare giorno dietro giorno il diritto e l’uomo, un qualche ideale, un’ultima coscienza collettiva, un
valore senza aggregati, una questione morale, un segno di rigore. Mentre celebrano feste e festival,
sarebbe apprezzabile che i partiti ricuperassero almeno un rigo della lezione veneziana di un maestro
della cultura che nessun partito è riuscito a lottizzare.
3 settembre 1989