1991 agosto 25 Gorby
Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 25/08/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: RUSSIA, URSS
Persone: GORBACIOV MIKHAIL – POLITICO RUSSO
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: GORBY
di Giorgio Lago
Mamma mia, se dovessimo applicare ai politici italiani l’intransigenza di giudizio che i commentatori
riservano in questi giorni a Michail Gorbaciov, chi mai di loro riuscirebbe a salvarsi? Domanda retorica
oltre che improponibile. Si può e si deve invece ragionare a lungo su Gorbaciov perché senza di lui è
impossibile capire l’abdicazione del comunismo. Noi non abbiamo mai creduto alla semplificazione
secondo la quale chiunque al posto di Gorbaciov sarebbe stato costretto dai tempi ad agire esattamente
allo stesso modo e alla stessa velocità. Questa visione meccanicistica della crisi del comunismo puzza
tanto di intellettualismo che spinge a impartire lezioni giudicando il mondo soltanto dalla propria
sponda. Senza contare che resterà sempre insoluto il dilemma se nel fare la storia gli uomini scelgano o
subiscano. È molto probabile che Vittorio Strada colga nel segno quando – nella controversa analisi
che pubblichiamo all’interno – propone questa sintesi: «Eltsin è semplicemente il maggior uomo
politico russo del postcomunismo così come Gorbaciov lo era stato del tardocomunismo». E tuttavia
nemmeno qui si esaurisce la questione, a meno di non pensare che la rivoluzione più rivoluzionaria,
cioè la trasformazione incruenta di un sistema per nascita cruento, sia realizzabile a tavolino da leaders
ordinari con strumenti di ordinaria amministrazione. Sottovalutare Gorbaciov, significherebbe in
qualche modo assolvere il comunismo. In altri termini, ritenere cha la rifondazione dell’Urss non sia
poi – quale al contrario è – un’epopea del nostro tempo che esige un metro di giudizio rapportato alla
eccezionalità dei fenomeni generati da 70 anni di leninismo. Sia il golpe che Eltsin sono a guardar
bene figli legittimi di Gorbaciov. Così solitaria e rischiosa, la sua centralità lo ha esposto a tutti i
demoni di un Paese che per la prima volta nella storia insegue e assapora la democrazia come noi la
intendiamo, del tutto estranea alla cultura politica sia della Russia che dell’Urss. Tra chi rimpiangeva
Breznev pur di garantire l’ordine o il pane e chi radicalizzava nuove impazienze, Gorbaciov non ha
offerto soluzioni; ha introdotto un metodo. In questi anni, ha abituato il mondo a sorridere dopo gli
incubi della guerra fredda; ha insegnato a fidarsi dei patti; ha garantito in Urss il bene più inusitato e
dirompente: il diritto allo scontro per le libertà. Qui Mikhail Gorbaciov ha fondato la prima
democrazia nel suo Paese. Il resto, compresa la fine del Pcus, non vale altrettanto.
agosto 1991