1991 aprile 21 La mina riforme

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 21/04/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: POLITICA INTERNA, RIFORME ISTITUZIONALI
Persone:
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: LA MINA RIFORME. I FURLANTI E LA POLITICA. Ne riparlano Craxi, Occhetto e lo
stesso Cossiga
di Giorgio Lago

Poco più di un anno fa la morte di Sandro Pertini offrì l’occasione per riflettere su un uomo politico che
aveva trovato il massimo della popolarità quando la politica si avviava al minimo della credibilità. Il
paradosso si spiegava con lo stile di Pertini Capo dello Stato: pieno di eccessi, di gaffes e di forzature,
ma sincero, onesto, integerrimo. L’ultimo specchio di una vita sempre discussa, mai dubbia. Un
epitaffio non lo si nega a nessuno, e in genere la memoria cammina in coda ai funerali per non
disturbare la rivincita postuma delle virtù sui vizi di ciascuno di noi. Ma la spietatezza dei tempi riduca
ai minimi termini anche la retorica e rende oggi più attendibile, come accadde allora per Pertini, il
giudizio su alcuni uomini politici scomparsi in quest’ultimo mese, da Donat Cattin a Pacciardi a
Malagodi. A modo loro, tutti e tre uomini di rottura. Il guerrigliero della Dc, il democristiano più
scomodo, Donat Cattin; il repubblicano presidenzialista, coraggioso e furente, Pacciardi; il liberale
conservatore in un Paese di finti progressisti, Malagodi. Pur inconciliabili per cultura e idee,
presentavano dell’altro in comune: il modo di intendere la politica. Una passione civile, non l’arte
politicante; la speranza di pensare al plurale, non l’istinto ad arraffare per sé o per il clan. Oltre che
ridicola, hanno cioè dimostrato falsa l’idea di un Paese di cittadini esemplari che la politica
provvederebbe a trasformare in furfanti e inietti non appena mettono piede nel Palazzo. Con sempre
maggior frequenza è vero il contrario: intere categorie sostengono emerite nullità della partitocrazia o
filibustieri con l’immunità parlamentare soltanto per procurare privilegi alla propria corporazione.
Quindi, attenzione. Lo sfascio consiste anche nel far passare l’assioma che la politica generi di per sé
corruzione e inefficienza. No, la politica conserva valori e uomini che si sanno tramandare oltre gli
epitaffi. Qui la sfida diventa alta: aggiornare le Istituzioni perché persistano i valori proprio mentre si
tende a perpetuare le prime per togliersi di torno i secondi. Quando, nell’economia e nelle aspettative,
tutto cambia ad alta velocità, una classe politica giunge sempre a un bivio. O imbocca il futuro per non

disperdere un servizio oppure gestisce il potere con il cinismo del presente. Senza eredità e senza eredi.

aprile 1991