1991 dicembre 3 Niente da fare, Sciopero. Cossiga “È un’azione eversiva”
Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 03/12/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, MAGISTRATURA
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Descrizione:
Titolo: NIENTE DA FARE, SCIOPERO – COSSIGA: “È un’azioneversiva”
di Giorgio Lago
Chi è oggi il garante dell’indipendenza dei giudici, pietra miliare per il cittadino? Da un lato, sembra
Cossiga; dall’altro, l’Associazione nazionale magistrati che rappresenta la maggioranza dei giudici.
Cossiga afferma di aspirare unicamente alla difesa dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati; i
giudici dicono di scioperare soltanto per tutelare quell’indipendenza e quell’autonomia. Non si è mai
visto uno scontro tanto violento nel nome degli stessi valori e degli stessi obiettivi! Pretendere che
l’opinione pubblica abbia in proposito le idee chiare è dunque pura follia. Per tentare di capire, a noi
pare necessaria una premessa: dare cioè per assodata la buona fede sia di Cossiga che dei giudici. Se
coltivassimo anche per un solo attimo il sospetto che qualcuno utilizzi lo scontro in atto per
strumentalizzazioni politiche, per rese dei conti di carattere personale, allora dovremmo davvero
chiudere bottega come Paese civile. La malizia è figlia prediletta dello sfascio; meglio ragionare, a
costo di spendere gli ultimi spiccioli di candore. Cossiga teme il ritorno in grande stile della
politicizzazione del Consiglio superiore della magistratura che i giudici sentono oggi come unico
baluardo contro l’interferenza politica. Anche qui, per ulteriore paradosso, il primo magistrato della
Repubblica e la magistratura individuano il pericolo comune: le mani della politica sulla giustizia. Ma
anche qui Capo dello Stato e giudici giungono a conclusioni diametralmente opposte, il primo
contestando il potere del CSM, i secondi rivendicandone il ruolo di garanzia. Quando tutto è
paradossale, qualcosa di profondamente malato mina la vita democratica. Le accuse di Cossiga e lo
sciopero di protesta hanno a questo punto il solo pregio di rendere plateale il grande, crescente disagio
della giustizia in Italia. Otto anni fa, di fronte a milioni di processi in arretrato, il saggista tedesco
Hans Magnus Enzensberger scrisse: «Questo significa che in Italia lo stato di diritto borghese è ormai
solo una facciata». E proprio ieri il primo presidente della Corte d’appello di Bologna, Ernesto Tilocca,
si è scusato pubblicamente a nome di tutta la magistratura emilianoromagnola con un cittadino che gli
aveva segnalato come, sei anni dopo l’avvio di una causa civile per danni, non ci fosse ancora stata
sentenza di primo grado. «Mi ha scritto una lettera commovente – ha raccontato il magistrato – nella
quale diceva di essere vecchio e che oramai dubitava di potere ottenere giustizia in tempo». Quel
cittadino di Castelmaggiore era stato investito da un’auto nel 1985. Lo sciopero dei giudici passa, la
crisi della giustizia no.
dicembre 1991