1991 dicembre 5 Arma a doppio taglio
Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 05/12/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: CARABINIERI, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Persone: COSSIGA FRANCESCO – POLITICO
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: ARMA A DOPPIO TAGLIO
di Giorgio Lago
I carabinieri giurano fedeltà alla Repubblica, non al Presidente della Repubblica. Differenza sostanziale
perché concerne l’idea stessa di quello Stato di diritto che si distingue da ogni esperienza totalitaria per
l’equilibrio tra poteri. Come cittadini possiamo comprendere benissimo il malessere dei carabinieri in
una fase della politica italiana nella quale tutti fanno molta fatica a riconoscersi nello Stato. Ma loro
sono forse i soli a non avere il diritto di perdere la pazienza o di minacciare il ricorso a «qualsiasi
mezzo». I carabinieri sono lì esattamente per il contrario: hanno il dovere di fare soltanto il loro
dovere, nella speranza di contribuire a tirar fuori il nostro Paese dal pantano. E, soprattutto, di offrire
quell’esempio di spirito di servizio che a noi sembra il valore più disatteso e più atteso oggi in Italia.
Quando un organo di rappresentanza dei carabinieri, in pratica il loro sindacato, usa un linguaggio
intimidatorio e allusioni che – avrebbe detto Pietro Nenni – fanno frusciare le «sciabole» nell’aria, non
si può fingere nulla come se tutto fosse oramai lecito in tanta confusione. Anche se i comandi
dell’Arma disconoscono il documento del Cocer, il segnale è brutto. Non scherziamo; non siamo al 3
gennaio del 1925 quando, con il discorso di Benito Mussolini alla Camera, prese il via la dittatura
fascista. Ma soltanto il fatto che quattro cartelle dattiloscritte di uno spezzone dei carabinieri che si
richiama esplicitamente alla base dell’Arma si inseriscano brutalmente nella crisi che stiamo tutti
vivendo, fotografa senza pietà il grado di disordine e di impotenza del Sistema. Anche perché, a dirla
senza peli sulla lingua, questo documento diventa buono per qualsiasi uso, aggiungendo ambiguità a
dietrologia in un circolo sempre più perverso. Pur facendo l’apoteosi di Cossiga, il Cocer gli tira in
realtà un siluro perché espone le «sollecitazioni» del Capo dello Stato a sospetti golpisti proprio mentre
in Parlamento ne chiedono l’esautoramento per ottenere almeno le sue dimissioni. I sepolcri imbiancati
non lo diranno, ma è così. Inoltre, non si era ancora mai visto un vero o presunto golpista invitare il suo
vero o presunto braccio armato a mettere in piazza i piani di «moralizzazione» nazionale. Non siamo
ancora al fondo. Forse, bisognerà raggiungerlo per risalire finalmente allo Stato di diritto.
dicembre 1991