1991 febbraio 10 Il Papa e la Cnn

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 10/02/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: IRAQ, PACE
Persone: WOJTYLA KAROL – PAPA GIOVANNI PAOLO II
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: IL PAPA E LA CNN
di Giorgio Lago

Quanta ipocrisia, malizia, ottusità nei confronti del Papa. Non perché ha inutilmente invocato la pace il
Papa è solo, ma perché i più pretendono di sfruttare la sua «voce solitaria». Quando implora «i signori
di guerra», il Papa non pecca di neutralismo o di terzomondismo da salotto; semplicemente fa il Papa
con la coscienza dell’uomo contemporaneo. Karol Wojtyla ha il passaporto dell’anima; il Papa straniero
vede con più lucidità della stessa Chiesa il destino globale del mondo. Anche se la radice degli
interventi resta etica e umanitaria, la sua posizione scalfisce la politica. Il Papa non ha voluto benedire
i Crociati; non è stato il prete dell’Armata nemmeno se inalberava la bandiera dell’Onu. Ha predicato
non l’equidistanza tra Bush e Saddam, ma il rifiuto della guerra come continuazione della politica
soprattutto quando odora intensamente di petrolio. Ed era lo scrittore francese Jules Renard a dire:
«Diffida dei principii che fruttano troppo denaro». Il Papa guarda oltre; il suo sguardo va al di là delle
macerie, dove si misura sul serio l’ecumenismo. Quando denuncia l’orgoglio dei potenti, il Papa non
parla per la sua Chiesa; fa appello all’uomo, superando le religioni e la fede. Non distingue, né separa i
laici; piuttosto, manda in pezzi il tran tran delle coscienze e le pigrizie culturali.
Il Papa polacco trascura l’Italia, e anche questa è una benedizione. Infinitamente di più che dalla
parrocchia italiana, gli preme farsi ascoltare dai cristiani come dai musulmani, dagli ebrei come dagli
agnostici. Questo Papa allarga a dismisura il Tevere; è sempre meno romano e sempre più missionario:
il grido per la pace gli ha consentito di estendere al massimo l’orizzonte del neo-Papato. Siamo
semmai noi, società secolarizzata, a trascinare il Papa dentro le beghe quotidiane della politica. Chi per
strumentalizzarlo che per sopportarlo a fatica, non pochi mostrano un vizietto temporale alla rovescia:
il tentativo di tirare la Chiesa per la tonaca e di darle partito o schieramento. Trent’anni fa un altro
Papa si trovò in primissima linea con la pace, e non a caso era il Papa del Concilio, dell’enciclica
«Pacem in terris», della distinzione tra errore ed erranti, della «Chiesa dei poveri» cioè in grado di
ricevere ascolto anche dai Paesi del sottosviluppo. Quando la posa dei missili sovietici a Cuba avvicinò
paurosamente lo scoppio della terza guerra mondiale, una lettera di Papa Roncalli a Nikita Kruscev fu

pubblicata in prima pagina della Pravda: fu quello il segno del superamento della crisi. Lo stesso
presidente americano, John Kennedy, riconobbe che il richiamo di Papa Giovanni a «non restare sordi
al grido dell’umanità» aveva storicamente contribuito a sventare lo scontro fra le superpotenze. Questo
Papa ha avuto meno fortuna di Roncalli; le sue lettere a Saddam e Bush non sono servite da detonatore
di pace. Perciò la sua solitudine appare ancora più drammatica e pensosa, oramai rivolta alle «cicatrici»
della guerra e, con esse, a un nuovo ordine. Un ordine al quale la Chiesa non potrà più negare il
riconoscimento dello Stato di Israele, che altro non è se non l’altra faccia del sacrosanto diritto di sei
milioni di palestinesi. Un secondo filo qui lega Roncalli a Wojtyla: se il primo cancellò dalla preghiera
dei cattolici l’odiosa espressione «perfidi giudei», spetta al secondo perfezionare la condanna
dell’«orgoglio dei potenti» a cominciare dalla sua stessa Chiesa Stato. Incredibilmente, la guerra del
Golfo ci offre due soli protagonisti di imparzialità, scomodi e spesso scandalosi: il Papa e la CNN. Una
voce e un’informazione planetarie; una sfida religiosa e liberal a tutte le saggezze convenzionali.
febbraio 1991