1991 febbraio 25 Guerra lampo
Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 25/02/1991
Autore: GIORGIO LAGO
Tipo:
Argomento: IRAQ
Persone:
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: GUERRA LAMPO
di Giorgio Lago
Dipende dagli astronomi babilonesi se noi misuriamo convenzionalmente il tempo in ore di sessanta
minuti e in minuti di sessanta secondi, ma Saddam Hussein non ha ascoltato le voci dei suoi
lontanissimi antenati, maestri in scienza e calcolo. Saddam ha giocato dal 2 agosto con il tempo fino a
non calcolarlo più. Né la Santa Alleanza di una trentina di paesi autorizzati dall’Onu, né quaranta
giorni di tempesta aerea, né il favore di ogni condizione ambientale all’offensiva degli alleati gli hanno
consigliato di salvare il salvabile. Astuto e violento quanto ottuso, ha eseguito passo dietro passo come
un automa tutto quanto legittimava infinitamente più che la pura e semplice liberazione del Kuwait; ciò
che nemmeno la risoluzione dell’Onu contemplava, lui se l’è andato pervicacemente a cercare. Prima
annettendo poi rifiutando di restituire il Kuwait, proprio Saddam ha reso possibile l’aspirazione
massima dell’Alleanza: liquidare l’Iraq, cioè il mostro militare generato a Bagdad in anni e anni di
finanziamenti e armamenti. Soprattutto per questo grandi paesi arabi come Egitto e Siria sono in
prima linea; allo stesso scopo l’Iran ha osservato la neutralità; volendo favorire il medesimo risultato,
Israele non ha reagito nemmeno agli scud. L’unico a non aver capito nulla è Saddam Hussein. Per
giustificare la sua guerra, l’ha santificata; per tenersi il Kuwait, sta perdendo l’Iraq. I suoi generali non
hanno avuto il buonsenso di deporlo in tempo; i suoi soldati si stanno ora dimostrando molto più
intelligenti tanto dei generali quanto di Saddam se è vero che a migliaia decidono di arrendersi invece
di prenotare l’improbabile paradiso dei combattenti. Per i palestinesi e per tutti i diseredati del petrolio,
Saddam resterà l’eroe della sfida all’Occidente e ai «traditori»; storicamente sarà giudicato un suicida.
Il successo militare dell’Alleanza non à mai stato in discussione, nonostante l’arsenale di Bagdad;
quello politico dipende in larga parte dalle sue modalità. Se la guerra aerea ha tentato la chirurgia della
massima distruzione con il minor prezzo in vite umane, a guerra lampo nel deserto punta sulla resa più
che sull’annientamento degli Iracheni. Tra censura, propaganda e disinformazione, nessuno può
prevedere oggi quale sarà il bilancio finale delle due fasi della guerra, ma di sicuro le ripercussioni non
si limiteranno agli aspetti umanitari. Il cedimento delle armate di Saddam eviterebbe al mondo, a
cominciare dagli Usa, lo choc dell’«inutile strage» e dimostrerebbe alle stesse masse arabe che la
«guerra santa» era l’ossessione di un dittatore che incendia i pozzi mentre si spegne il suo regime.
Il Papa prega per la guerra breve pensando ad un futuro senza quello che lui chiama il «germe di
morte». E il futuro è già cominciato, carico di ulteriori incognite. Nel troncare il gioco di Saddam, Bush
ha brutalizzato anche la trama di Gorbaciov. Mosca chiedeva un tempo di negoziato in più che Bush
intendeva negare a Saddam: in questo triangolo, la diplomazia era in netta minoranza già da un pezzo.
A prima vista, Gorbaciov ha incassato un durissimo colpo. Sullo scenario del dopoguerra, il giudizio si
rovescia perché Gorbaciov potrà presentarsi da un lato come il leader che ha consentito la guerra legale
dell’Onu, ma dall’altro come il mediatore che fino all’ultimo istante ha tentato di far rispettare le
risoluzioni dell’Onu fermando la guerra. Un certo Islam non lo dimenticherà I cannoni debbono far
prestissimo anche perché il mondo ha urgenza di darsi un nuovo ordine, meno bellicoso e infido.
febbraio 1991