1992 dicembre 6 Il denaro al Psi? Chiedete a Craxi

1992 dicembre 6 – Il denaro al Psi? Chiedete a Craxi

L’Europa ha un sacco di difficoltà; non esiste Paese esente da problemi anche drammatici.
L’originalità dell’Italia consiste nell’averli tutti, contemporaneamente. Gli altri hanno grane di
governo, noi di sistema.
Che cosa capita nella vita di tuti i giorni? Di chiederci l’un l’altro in che modo e quando potremo
uscire da una situazione tanto scomoda. Come se fossimo in crisi di strumenti più che di idee.
Disponiamo di energie sensazionali. Oltre cinque milioni di persone che s’impegnano nel
volontariato. Ventimila aziende industriali nel solo Veneto. Un numero crescente di giovani che
scoprono la politica. Le donne, molto più svelte degli uomini nei processi di trasformazione perché
vivono sulla loro pelle il futuro, un ruolo sempre più espansivo che rivoluzione la società.
E poi sono morti il qualunquismo, l’indifferenza, la digestione facile. Oggi la rabbia, la protesta,
l’intransigenza forse fanno ancora parte della cultura del no, e tuttavia sono indispensabili per
ricominciare a dire sì a qualcosa di solido.
Il punto cruciale è proprio questo; non si può pretendere di mettere ordine a tempo record in un Paese
sfasciato finchè non si porta a compimento almeno la bonifica politica. Sfidiamo chiunque a scovare
nella storia un solo esempio di svolta senza ricambio.
Trascurando questa premessa, si rischia di sprecare il grande patrimonio progressista e di lasciare le
cose a metà. Ha detto ieri a Padova il giudice Antonino Caponnetto: “Il cambiamento della classe
politica è il mezzo indispensabile per sconfiggere la mafia”. Non ci sono santi, bisogna lavorare a
tempo pieno per togliere la maschera a un sistema che non sa più governare alla luce del sole.
Stancarci già degli scandali e fare il callo all’economia delle tangenti, sarebbe un errore storico che
le nuove generazioni non perdonerebbero mai. Altro che segreto istruttorio; certi verbali di
interrogatorio andrebbero stampati per le scuole, a futura memoria.
Accade invece che, nel nome della paralisi economica, si alluda a una qualche amnistia; che, nel nome
di un maggior rigore nell’informazione,si tenda a trasformare i cronisti in silenziatori del confronto
popolare; che nel nome della riorganizzazione delle carriere, si punti a disarmare quel po’ di pubblici
ministeri finalmente impegnati nello scoperchiare la pattumiera. E’in corso una guerra, non un pic-
nic.
Chi ama questo Paese ha ogni giorno l’occasione per dimostrarlo. Con il lavoro, la passione, il voto.