1992 dicembre 9 Cosa sognano
1992 dicembre 9 – Cosa sognano…
Sul ponte del “Britannia”, all’ancora a Venezia, Carlo D’Inghilterra volle metterci subito a nostro
agio parlando di informazione. Disse con tono molto deciso: “I quotidiani italiani sono nettamente
migliori di quelli inglesi. Da noi sono pieni di violenza, sesso, scandali, nei vostri c’è più politica”.
Meno male, ci consolammo.
Conserviamo quel ricordo di pochi anni fa. Con l’aggiunta, attualissima, delle elezioni americane che
hanno portato Clinton alla Casa Bianca. I quotidiani popolari della più grande democrazia, i cosiddetti
“tabloid”, si sono sbizzarriti per più di un anno a sbattere in prima pagina amanti vere e presunte dei
candidati. La politica venerea.
Nella Germania del marco duro, padrone d’Europa, il quotidiano più diffuso, cioè la “Build Zeitung”,
vanta una tradizione di pettegolezzo e di colpi (oggi “scoop”) al confronto dei quali i fogli italiani
sono catechismi. Ciò non vuol sire che i giornali italiani abbiano il rigore di un atto notarile.
L’imprecisione, il pressapochismo, la presunzione, il pregiudizio o l’incultura sono sempre in agguato
e non possono avere quale antidoto che una decisa crescita di professionalità.
Ma, se le generazioni vanno sempre respinte, è giunta l’ora di distinguere anche all’interno
dell’informazione. Che ciascuno risponda della propria testata e della propria firma, senza
ammucchiate corporative tra liberi o comprati, responsabili e cialtroni, cronisti e velinari.
Anche dal punto di vista editoriale, c’è di tutto in Italia, si può scegliere. Giornali di partito controllati
da partiti (es. “Il Mattino di Napoli”), di Stato (es. “Il Giorno”), di grandi gruppi industriali (a
cominciare dall’onnipresente Fiat) con rarissime eccezioni a proprietà diffusa quali il comunista “Il
Manifesto” (una cooperativa tra giornalisti) e “Il Gazzettino” (40 azionisti con quote massime del 7%
del pacchetto).
Un panorama in movimento. Bene, ciascuno faccia la sua parte, prendendo a lezione proprio i lettori,
che si sono fatti più esigenti, più vigili, meno disposti a berla dagli imbonitori del potere e dai
saltimbanchi dell’informazione. Da parte nostra, siamo dispostissimi a favorire regole severe,
all’inglese, pur di incentivare la cultura del rispetto da parte dei mass media nei confronti dei cittadini.
Regole finalmente chiare, che valgano per tutti.
Ma la posta in palio purtroppo non è questa.
Il nucleo più corrotto del Potere insegue fin dallo scorso luglio la grande occasione di mandare in
galera non i ladri di denaro pubblico e i complici delle fogne mafiose, ma chi denuncia e controlla
nel nome di una democrazia un po’ più seria.
Non gli e ne frega niente della riservatezza; vogliono la segretezza inasprendo ilo segreto istruttorio.
Dopo aver sfasciato il Paese, sognano di non essere disturbati. Sono coerenti, questo sì.