1992 gennaio 2 Come un nuovo leader
1992 gennaio 2 – Come un nuovo leader
L’esternatore, il matto, il picconatore è stato zitto. Nell’unica circostanza in cui persino i denigratori
gli avrebbero riconosciuto il diritto di dire ciò che gli pareva, ha scelto il silenzio. Ma per come non
ha detto, ha detto moltissimo, anzi di più. Certi silenzi valgono quanto atti di forza, al confronto dei
quali le parole diventano budini.
Una decisione studiata a tavolino, con il tricolore accanto, ben lontano da certi comizi in maniche di
camicia della scorsa estate. Messo in stato d’accusa per attentato alla Costituzione dal Pds e non più
tollerato dalla Dc, Cossiga si è appellato al “dovere sommo e quasi disperato della prudenza” per
“non dire tutto quello che si dovrebbe dire”.
A prima vista ha ceduto al fronte di chi intende mettergli la museruola fino al 3 luglio, ultimo giorno
della sua presidenza. Se si guarda più a fondo, questo Cossiga improvvisamente muto si prenota una
maggiore libertà di manovra a ridosso dello scioglimento delle Camere e delle elezioni.
Da un paio d’anni aveva mescolato la (doverosa) spinta riformista alla (confusa) invasione di campi
che con il rinnovamento avevano poco o nulla a che vedere. L’altra sera, politicamente tacendo per
tre minuti e trenta secondi a reti unificate, dinnanzi a dieci milioni di telespettatori, Cossiga ha
ricuperato in pieno quel ruolo di rappresentante dell’unità nazionale che la Costituzione gli attribuisce
e cui i rulli della polemica avevano a volte messo in sordina.
Perché, al di là delle forme e dei modi non sempre improntati al bon ton istituzionale, ciò che per
carità di Patria Cossiga ha rinunciato a dire lo sappiamo già tutti. In particolare lo stagno delle riforme,
la mediocrità di un ceto politico narcisista, la crisi dei servizi pubblici rispetto allo standard d’Europa,
la boria del Palazzo nell’affrontare il problema sempre più serio della protesta: su questi temi non c’è
Occhetto che tenga, esiste un consenso pressoché unanime.
Se decidesse di lasciare anzitempo il Quirinale per fare politica in prima persona, magari mobilitando
la maggioranza per niente silenziosa dei referendum, il liberal-cattolico Cossiga si presenterebbe
come l’unico leader in grado di sventare la protesta senza proposta di Bossi. Poiché le strade della
politica italiana sono infinite, darebbe così corpo alla stessa Lega degli onesti vagheggiata da Scalfari!
Il silenzio di fine anno è carico di voci?