1992 gennaio 2 Resti tra noi

1992 gennaio 2 – Resti tra noi

Ma ci rendiamo conto di che tempi erano quelli? Quando nel 1947 il presidente del Consiglio De
Gasperi si recò in visita ufficiale negli Stati Uniti, non poté farsi accompagnare dal ministro degli
esteri Nenni, per il veto americano! Stalinisti, antioccidentali, i socialisti di Nenni si stavano
preparando al fronte popolare con i comunisti.
La Cia destinò milioni di dollari alla propaganda a favore dei democristiani nella campagna elettorale
del ’48. E tre mesi dopo la sconfitta del blocco di sinistra, uno studente di destra sparò a Togliatti, il
“piccolo padre” del Pci. C’erano tante armi e ben oliate dappertutto, aria di pre-rivoluzione in Italia
e guerra fredda nel mondo.
Di quei tempi ha parlato Cossiga a Chicago. In sede storica, non ha aggiunto molto a quanto già si
sapeva o si immaginava con elevata approssimazione di verità; in sede politica, presta il fianco alle
più disparate sottolineature a cominciare da quella di Scalfari che vi scorge una vocazione da “vecchio
golpista”.
Si può aggiungere un’osservazione per così dire di costume. In un’Italia di Palazzo, omertosa, cifrata,
che non lascia impronte, incastrata soltanto dalle intercettazioni telefoniche, spesso fondata sulla
complicità della riservatezza e del “resti tra noi”, il Giamburrasca del Quirinale che spiattella tutto e
mette ogni cosa in piazza senza più rispetto né per i vecchi amici né per gli attuali amici degli amici,
a noi non dispiace proprio.
Lo si giudichi per altri versi come si vuole, ma questo Cossiga che fa ad esempio il Pierino della sua
Dc svelando le battute in libertà di Gava – naturalmente da non riferire – su alcuni “ladri” del suo
partito, alla fine farà più bene che male. Certo, non osserva il galateo, tradisce la confidenza, ma
denuda come non mai l’intero ceto politico del quale lo stesso Cossiga fa ai massimi livelli parte da
quarant’anni.
Cossiga ha rotto, si è sganciato, rappresenta una minaccia per quello che era il suo giro. In una fase
straordinariamente costituente del nostro Paese, con la quale dovremmo ripristinare a colpi di riforme
la dignità di partiti popolari, preferiamo le confessioni anche urlate a nuove o vecchie reticenze dello
stesso Cossiga.
Quando si deve cambiare, le buone maniere possono rappresentare un ultimo trucco. Nonostante le
nebbie, la confusione e i polveroni, gli italiani hanno poi un sesto senso e alla fine ne verranno a capo.
Non perdiamo la testa per gli eccessi di sincerità; dopo tanti segreti e misteri, ci lamenteremo per
qualche rivelazione a scoppio ritardato?