1992 luglio 4 Come spiega Craxi
1992 luglio 4 – Come spiega Craxi…
Giovedì mattina, nella sede del Consiglio Regionale del Veneto, ci eravamo permessi di segnalare
che il problema della trasparenza deve investire l’intera macchina dell’amministrazione. Dai politici
ai funzionari, dai portaborse ai collaboratori: senza una selezione improntata al rigore, ogni
promessa di rinnovamento suonerebbe falsa.
Oggi i cittadini non si accontenterebbero più nemmeno dell’efficienza! Al punto in cui siamo,
diventa preliminare la credibilità.
Fino all’altro ieri eravamo in molti a pensare su per giù così: “che rubino pure ma che almeno siano
bravi”. Il clima civile è repentinamente cambiato, e adesso l’opinione pubblica sente che al primo
posto va ricollocato il senso dello Stato, del denaro pubblico, del servizio.
Anche nel Veneto, l’iniziativa dei magistrati mette squallidamente a nudo il sottobosco della
partitocrazia. Una manovalanza fedele, di professione, spesso oscura, e che tuttavia incontriamo
ogni volta che la gestione del potere tende a perpetuarsi e ad autofinanziarsi. Quando la politica
diventa anche affare, qualcuno deve pur sporcarsi le mani per sé e per conto terzi.
Ieri a Montecitorio Bettino Craxi ha fatto affermazioni gravissime ma per la prima volta sincere. “I
partiti hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale. Non
credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa
alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto on tardi i fatti si
incaricherebbero di dichiararlo spergiuro”. Testuale.
Di fronte alla protesta popolare e alle inchieste dei giudici, si stanno finalmente arrendendo
all’evidenza: la partitocrazia si fonda sull’”illegalità e sull’irregolarità” sistematiche. Il bello è che,
con la legge del 1974 sul finanziamento pubblico dei partiti (approvata da tutti tranne che dai
liberali) s’intendeva porre fine proprio alla corruzione di apparati famelici.
L’Italia scoperchia un po’ dovunque le fogne di un ceto parassitario. Ma fermiamoci per un attimo
alla situazione del Veneto, regione per molti aspetti europea; il segretario del presidente della
Giunta è in carcere da ieri; il portaborse di Bernini lo è da un pezzo, quello di De Michelis risulta
indagato. E De Michelis, Bernini e Cremonese rappresentano i punti forti di un potere forte.
Perciò noi insistiamo: la svolta deve essere radicale, o non sarà.