1992 novembre 7 Bene, si va avanti
1992 novembre 7 – Bene, si va avanti
Le sezioni unite della Corte di Cassazione, tredici magistrati guidati dal primo presidente, massima
espressione della funzione giudiziaria, hanno respinto tutti i ricorsi dell’ex ministro Carlo Bernini e
di altri inquisiti, tra i quali i signori “Tramite” Francesco Ferlin e Giorgio Casadei, segretari
particolarissimi del leader doroteo Gianni De Michelis.
Per andare al nocciolo della decisione, ne condensiamo il senso: i giudici veneziani hanno fatto un
uso formalmente ineccepibile della legge; l’inchiesta continua così come l’aveva impostata la Procura
della Repubblica di Venezia.
La Suprema Corte non è ovviamente entrata nel merito delle tangenti del Veneto, ma il suo sigillo
formale su alcuni passaggi fondamentali dell’inchiesta rafforza la credibilità dei magistrati che, da
Salvarani a Nordio, da Smitti a Casson, hanno in pugno da mesi il caso più scottante e devastante
della storia del Veneto del dopoguerra.
Al contrario, ne esce molto indebolito il teorema, così caro a De Michelis e Bernini, della
persecuzione personale, quasi ideologica.
Nelle stesse ore in cui la Cassazione respingeva i ricorsi, il pubblico ministero Carlo Nordio chiedeva
34 rinvii a giudizio e 25 archiviazioni. Ebbene, nonostante non sia stato ancora possibile trascrivere
le intercettazioni telefoniche e ambientali, l’accusa è potuta giungere a scrivere – come pubblichiamo
integralmente in seconda pagina – passaggi di questo tenore: “Nel quadro desolante delle corruzioni,
delle concussioni e delle varie altre violazioni di legge emerse da questa inchiesta- …si può
sintetizzare che: nessun appalto è stato assegnato senza un illecito corrispettivo alle forze partitiche
sottostanti”.
Da oggi un altro giudice, Felice Casson, dovrà decidere in tempi brevi se accogliere o meno, del tutto
o in parte, le richieste del Pubblico Ministero. I passaggi di un codice esemplarmente garantista sono
tanti e tali da relegare tra la spazzatura del sistema il solo sospetto di un complotto dei giudici.
C’è un solo complotto, già provato, che non ha bisogno di ulteriori verifiche processuali: quello che
ha saccheggiato, nel Veneto e altrove, la qualità della politica, abbassando giorno per giorno la soglia
della legalità. Sarebbe stato drammatico continuare su quella strada; questo stop, brusco, duro, civile,
è una autentica benedizione.