1992 ottobre 10 Perché tanta attesa
1992 ottobre 10 – Perché tanta attesa
Mario Segni ha una responsabilità enorme, al cui confronto i Martinazzoli, gli Occhetto, i La Malfa
impallidiscono. Può sembrare strano: all’esponente meno politico, che si affidò tutto allo strumento
anti-partitico del referendum, tocca il ruolo più politico degli anni ’90.
Altro che strano; è tutto coerente con i tempi. Nel momento in cui le vecchie cariatidi del potere hanno
poco o nulla da dire, entrano in scena gli uomini che rompono le convenzioni. Segni lo sa, ed è per
questa elementare ragione che c’è tanta attesa nei suoi confronti.
La Dc vive una fase che definire drammatica è poco. Basti pensare che sta passando la segreteria da
un Forlani più volte dimissionario a un Martinazzoli che non molto tempo fa annunciò l’intenzione
di ritirarsi a sessant’anni a vita privata e che ha finito con l’accettare l’incarico soltanto dopo
estenuanti insistenze. Con il rischio di fare da becchino del partito.
La Dc punta ora su due soli punti di forza, l’uno intrecciato all’altro: il nerbo cattolico e i “Popolari
per la riforma” di Segni. Nel Paese dei paradossi, la Dc affida le sue residue speranze di sopravvivenza
– al Nord in particolare – a chi di questa Dc così come sta non ne vuole più sentir parlare.
L’unità della Dc e degli stessi cattolici non è più un tabù. E Dio solo sa quanti autentici drammi di
coscienza debba creare questa nuovissima situazione. Anche i laici come noi hanno il dovere di fare
molta attenzione di fronte al passaggio tormentato della cultura più tipicamente italiana.
A Segni si chiede chiarezza. Sappiamo tutti che la rifondazione della politica è un’impresa quasi
disperata; sappiamo anche che soltanto uscendo con coraggio allo scoperto ne verremo a capo in
tempi ragionevoli.
Segni non crede più alla possibilità di correggere i vecchi partiti; la strada che ha fatto finora punta
piuttosto a nuove aggregazioni, a costo di separare il vecchio per associare il nuovo. Sarebbe dunque
incomprensibile se accettasse una qualsiasi vice-segreteria della Dc. Difficile immaginare che possa
scegliere una terza compromissoria strada al bivio tra conquistare la Dc per farne un’altra cosa o
lasciarla per fondare il suo partito popolare delle riforme.
Bossi gioca con il fuoco della fuga dello Stato; Mario Segni è accompagnato oggi a Roma da chi
crede nello Stato. Anche se per risuscitarlo.