1992 ottobre 12 La Destra!
1992 ottobre 12 – La Destra!
Basta vedere come “Il Popolo” e “L’Avanti”, i fogli clandestini del regime Dc-Psi, hanno riferito al
Palauer, con servizi prudenti, sottotono, nemmeno in apertura di giornale. A Mario Segni
preferirebbero un pugno nello stomaco; farebbe meno male di quel “siete finiti” scagliato come un
macigno nello stagno di Forlani e Craxi.
Ma anche tra le macerie della sinistra non scherzano in fatto di ottusità. La delegazione ufficiale dei
quattro del Pds inviati al Palauer ha mostrato “scetticismo”. Di quale tenore? Sentiamo Paola Galotti
De Blase: “Voglio capire – ha detto – se nella costruzione del sistema bipolare Segni si colloca a
destra o a sinistra”.
Poveri noi. Tutto ciò sta franando addosso e l’intellighenzia del post-comunismo si macera sulla
“destra” e sulla “sinistra”, usando parole maciullate dalla realtà di giorno in giorno invase da nuovi
contenuti. Non avevano previsto la Lega; ora perderanno altro tempo a discutere sul sesso di Segni.
E’dal 1990, dal referendum del 1991, cioè da quando il Palazzo lo trattava come un minorato della
politica, che Segni sta camminando su un ‘idea. L’altro ieri ha accelerato l’andatura, ponendo la Dc
di fronte all’alternativa se prendere o lasciare, ma soprattutto ha invitato i partiti a rompere l’omertà
dei vecchi schieramenti.
In un Paese politicamente dissestato, il solo dell’Europa occidentale esposto al pericolo dello
smembramento, gli innovatori del Pds – in sintonia con il noto riformatore Sbardella!” elucubrano se
Segni sia di destra o di sinistra. Dimenticando fra l’altro due cose, l’una più importante dell’altra.
Segni rappresenta il primo tentativo di mandare davvero in pensione questa Dc consunta e bloccata
in posizione scomoda (“catatonica” per usare il raggelante termine medico del sindaco di Padova,
Giarretta, dc). L’emergere di un’area liberal-cattolica o cattolico-popolare, o moderata o
conservatrice all’europea, favorisce altri filoni nuovi di zecca, in concorrenza con quella.
O, forse, la sinistra post-comunista socialista e laica pretende che Segni e i cattolici stiano buoni a
cuccia in attesa di meritare da lor signori la patente d progressisti? Siamo fuori con la testa: se Segni
arrivò in ritardo, la sinistra non è mai partita! Anzi, esattamente questa partitocrazia e questa sinistra
senza bussola alimentano per reazione atmosfere “di destra”, qui nel senso classico del termine.
Può sembrare un paradosso, ma il movimento di Segni ha fame anche di incomprensioni e di
diffidenze. Perché prometta qualcosa di non effimero, ha bisogno di scontrarsi fino in fondo con il
sistema, facendolo uscire dalla tana. A cominciare dalla Dc, oggi al Consiglio Nazionale.
Ben altri sono i rischi mortali per Segni. E’la Dc dei Gava unanimi con Martinazzoli. La Dc dei
Bernini tuttora intenti a manovrare in periferia il partito. La Dc degli stessi Fracanzani o Agrusti che,
da Padova o Pordenone, sono andati al Palaeur senza liberarsi della vecchia Dc delle correnti, del
clientelismo, del sottopotere, e che sognano tutt’ora un matrimonio di interessi tra questa Dc, i
cattolici e Segni. Che tutto insomma cambi perché tutto resti uguale a prima…
Mario Segni ha annunciato la guerra, non ancora ingaggiato la battaglia. Tutti, i suoi “Popolari per la
riforma” come una Sinistra degna di questo nome e la stessa Lega Nord, sono indissolubilmente legati
alla formazione di classe dirigente.
Chi oggi, al riparo degli egoismi personali o di categoria, resterà a guardare, non venga poi a rifare la
predica sulla pochezza del ceto politico prossimo venturo. Sarebbe un delitto di lesa democrazia
lasciar soli in questo momento i movimenti che aspirano a ricostruire