1993 aprile 21 …e Riina lo baciò

1993 aprile 21 – ..e Riina lo baciò

E’ nato in Italia un nuovo soggetto politico: l’opinione pubblica. Per la prima volta intesa in senso
anglosassone, fatta di movimenti, di mass media, di associazionismo, di categorie produttive, di
fermenti culturali. Non a caso il Si riformista ha conquistato la reputazione e le prime pagine di
“Financial Times”, “New York Times”, “Wall Street Journal”.
Ma l’opinione pubblica è scomoda, chiede molto, usa il consenso come arma di selezione. I partiti
fanno festa, come se il Sì referendario non avesse decretato proprio la loro fine. Passata la sbornia
masochista, si accorgeranno che hanno perso tutto: la garanzia proporzionale, il finanziamento
pubblico, il sottopotere economico.
Occhetto, ancor più Martinazzoli, la sinistra come i laici, hanno a disposizione ore, al massimo giorni,
per dirigersi nel mare aperto della novità radicale. Se tenteranno penosi compromessi tra ciò che non
esiste già più e quel che dovrebbe nascere, finiranno con il fare della Lega Nord il partito unico.
Infausto come tutti i partiti unici.
L’opinione pubblica aveva travolto in 24 ore il decreto che assolveva Tangentopoli. La stessa
opinione pubblica ha seppellito con il Sì un’intera concezione del potere. A questa opinione pubblica
non può sottrarsi nemmeno Andreotti.
Altre 25 cartelle di orribili contestazioni di mafia accompagnano la domanda di autorizzazione a
procedere della Procura di Palermo. E’ già grave che Andreotti affermi di non fidarsi di quei
magistrati, ma sarebbe disastroso – per lui e per il Paese – che il sette volte presidente del Consiglio
teorizzasse la stessa diffidenza per evitare ogni processo. I magistrati di Palermo possono al massimo
rinviarlo a giudizio; altri giudici, di vario grado, con ampie garanzie, stilerebbero le sentenze.
Se evita il giudizio, Giulio Andreotti è già condannato. Politicamente e penalmente.