1993 aprile 27 La garanzia passa a Scalfaro

1993 aprile 27 – La garanzia passa a Scalfaro

Non poteva essere Amato, talmente provato dal suo Governo da aver già preannunciato l’intenzione
di congedarsi almeno per un po’ dalla politica. Senza contare che la mal sopita gaffe del decreto-colpo
di spugna gli avrebbe a priori complicato il dialogo con una parte rilevante del Parlamento.
Poteva essere Segni. Come sostiene Pannella, gli manca certamente la “scompetenza” della macchina
governativa, ma meglio di chiunque avrebbe spinto il Parlamento alla riforma elettorale. Che oggi
come oggi rappresenta a guardar bene la competenza delle competenze.
Chi conosce la Dc meglio di Scalfaro che vi ha militato per quarant’anni? Affidando l’incarico a
Segni, il capo dello Stato era sicuro di affrontare un grosso guaio. E’come se avesse mandato con le
proprie mani la Dc all’opposizione, per la prima volta nella storia della Repubblica.
Al confronto, persino le picconate di Cossiga sarebbero apparse carezze. Scalfaro non se l’è sentita,
e si è arreso ai problemi di Martinazzoli.
Dopo aver subito i veti, il capo dello Stato ha lasciato perdere: prendendosi almeno una mezza
rivincita sulle consultazioni di regime. Ha puntato allora sul primo presidente del Consiglio non
parlamentare, non politico, senza patacche di segreteria. Almeno qui Scalfaro ha tirato fuori le unghie,
a costo di portare a Palazzo Chigi un banchiere nella fase più politica del dopoguerra.
Uomo di valore, con il senso dello Stato, Azeglio Ciampi si è presentato chiarendo che le incombenze
affidategli sono “definite e precise”. Un tocco quasi contabile, ben lontano dalla retorica e dai blabla
di altre investiture.
Le cose definite e precise sono le leggi di attuazione dei referendum e il risanamento della finanza
pubblica.
Per questo secondo compito, Ciampi è l’uomo giusto al momento giusto. Per il primo, è come se
governasse direttamente Scalfaro.
L’incarico a Segni era la garanzia anche personale del Sì referendario. Con Ciampi, è più che mai il
Governo del Quirinale a doverne rispondere fino in fondo ai cittadini.
Nessuno dimentichi che il voto sarà presto inevitabile. L’Italia dei Sì giudicherà soprattutto la fedeltà
politica di Ciampi al mandato popolare del 18 aprile.