1993 gennaio 25 Ma Bocca era fascista
1993 gennaio 25 – Ma Bocca era fascista
Con Giorgio Bocca non abbiamo rapporti di amicizia né di lavoro. Ci presentò Gianno Brera
vent’anni fa a Monaco di Baviera; poi ci incontrammo una sera a Percoto dove un sacco di gente
onora ogni tanto le memorabili grappe friulane di Gianola Nonino. Tutto qua. Ne possiamo quindi
discutere con il distacco dei “visti da lontano”, senza complicità personali o di categoria.
L’occasione l’ha offerta il pomeriggio su Rai 3 con Barbara Palombelli e Andrea Barbato. Avevano
invitato un bel po’ di socialisti, De Michelis, Giugni, Spini, Carniti, Manca, La Ganga…tutti al
capezzale del craxismo. C’era anche Ugo Intini, portavoce di Craxi e della linea dominante del Psi.
In collegamento esterno, Barbato chiede un giudizio anche a Giorgio Bocca, il quale consiglia la
svolta più radicale del partito. Esattamente quanto si aspetta la base socialista, un pezzo incancellabile
della storia d’Italia.
Ascoltato Bocca, Barbato domanda a Intini che cosa ne pensi. Il portavoce comincia così: “Ma, vede,
Bocca è stato prima fascista, poi partigiano…”. Come dire, quale credito può avere l’opinione di uno
che ha fatto tutti i salti della quaglia?
Siamo andati a documentarci in archivio, poco confidando nella memoria. Bocca è nato nell’agosto
del 1920. A ventitré anni, sottotenente degli alpini, nativo di Cuneo, fu fra i primi ad aderire alle
formazioni partigiane di Giustizia e Libertà, diventando rapidamente comandante.
Una decina di anni fa scrisse un libro sul social-fascismo, che fece discutere. Intervistato, Bocca
ricordò: “Da ragazzi andavamo ad applaudire Mussolini. Anch’io avevo partecipato al culto del
dittatore-padre”. Già nel 1942, ha scritto il grande storico inglese Denis Mark Smith, “Mussolini stava
cominciando a capire che buona parte dei giovani, malgrado fossero stati tutti formati da
un’educazione autoritaria fascista, non era molto entusiasta degli anziani”.
E’la storia già scritta di mezzo secolo fa, ma il portavoce di Craxi non demorde. Il ventenne “fascista”
Bocca non ha titolo per suggerire al Psi il ritorno alla politica presa in ostaggio dai rampanti, dai ladri,
da un club di intelligentoni che non sanno più nemmeno dove abitino il solidarismo laico e la sobrietà
del servizio pubblico.
Se nel 1993 è questo il Psi che si rinnova, ci sentiamo altrettanto fascisti, tutti Bocca da zittire. E
infami sfascisti.